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Caos calmo

Regia di Antonello Grimaldi vedi scheda film

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La recensione su Caos calmo

di FilmTv Rivista
4 stelle

Quando si chiama Nanni Moretti per interpretare un film non si cerca un attore. Semplicemente, si vuole Nanni Moretti. Figura che al cinema è uno strano miscuglio tra ciò che vive sullo schermo e qualcosa di più familiare, come qualcuno che pensiamo di conoscere, di cui serbiamo un ricordo che viene da lontano. Comunque eccolo lì: si impegna in una scena d’azione, duetta con Valeria Golino e Alessandro Gassman, conosce le parole che si usano coi figli, coi fratelli, con le donne matte che sono la nostra vita. Pietro Paladini ha una moglie, una figlia di dieci anni e un ottimo lavoro. Quando la moglie muore improvvisamente Pietro si ritrova solo a prendersi cura della bambina. Il primo giorno di scuola decide di aspettarla fuori fino alla fine delle lezioni. Passano i giorni e Pietro aspetta di fronte all’edificio scolastico. Smette di andare in ufficio. Siede su una panchina, prende un caffè. Incapace di dare forma al suo lutto, aspetta. Si ferma. In Caos calmo il mondo si restringe attorno al portone di una scuola elementare dove tutti - i colleghi, la famiglia, gli amici, uomini e donne - convergono in cerca di risposte. Se il romanzo di Veronesi era un fiume di parole, qualcosa di travolgente che correva e passava, Grimaldi sceglie per il film la figura del cerchio, facendo del corpo di Moretti il perno attorno a cui si arrotolano i fili di tutte le storie. I giardinetti di fronte alla scuola elementare diventano, senza forzature e senza simbolismi, il luogo arcano dove una società di adulti aspetta l’epifania del dolore; la venuta della sofferenza, che certifichi il fatto di essere vivi. Siamo tutti convocati davanti allo spettacolo che si ripete, il rito della conciliazione tra genitori e figli, la stessa ressa davanti a ogni portone del regno, «dammi un bacio, com’è andata oggi…». La scena di sesso con Isabella Ferrari? Non sono riuscita a guardarla. Vedere Moretti fare sesso è come incappare nei propri genitori che fanno l’amore. Lo stesso infantile, insopprimibile imbarazzo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 7 del 2008

Autore: Silvia Colombo

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