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L'amore

Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'amore

di zombi
9 stelle

questo film è dedicato all'arte di anna magnani e in effetti, tutta la magnificenza recitativa della diva brutta salta fuori e viene esaltata dal suo regista che gioca con l'attrice a rimpiattino. se nel primo "episodio" -la voce umana- tutta l'azione si svolge in un appartamento dove una donna quarantenne si consuma nell'attesa di una telefonata da parte del suo amante che la sta laciando, nel secondo invece l'interno opprimente di un luogo circoscritto nella quale la donna si confina a causa di un dolore lancinante è sostituito dagli esterni quasi infiniti di un paesello del sud tra le montagne, dove però anche qui un'altra donna vive costretta in uno spazio a cui lei sente di non appartenere. la disperazione della donna che sa che non può più avere niente dall'uomo che la sta lasciando per un'altra(1948, anno proprio in cui rossellini scaricò la diva brutta per la "triffichina" americana) conscia di avere vissuto cinque anni di tremenda felicità in perenne conflitto con se stessa, è ben rappresentata da un viso che cambia continuamente come le nubi in cielo durante la preparazione di un temporale. la donna ormai già abbandonata, è attaccata a quella cornetta come ad un filo(che bacia e che si mette intorno al collo quasi a volersi strozzare con quella voce)da cui sa che dipenderanno i suoi prossimi anni di tristezza ed infelicità. lei era in tutto e per tutto in lui e per lui. ora non c'è niente che possa distrarla da quello strazio se non la certezza spasmodica che quei cinque anni di felicità li pagherà cari, così come ne era conscia nel momento stesso in cui li stava vivendo. è una mezz'ora di prova straziante, mai gridata, mai esagitata, in una prova trattenuta di dolore che le sta implodendo dentro con conseguenze che possiamo intuire ma che a quarant'anni sappiamo forse non avere la forza di affrontare e con altri dolori sulle spalle, forse essere anche in grado di sobbarcarsi, ancora. ci spostiamo poi in un luogo aperto, tra le mura antiche di un paesello del sud tra le montagne aspre che si affacciano sul mare. qui incontriamo annarella, una contadinotta semplice che vive con poco che mentre pascola le pecore incappa in un bel giovane che vaga spensierato e che lei scambia per san giuseppe. l'incontro tra i due è carico di ambiguità. lei si confessa apertamente, si apre a quel bel giovanotto biondo che l'ascolta muto dandole da bere del vino da un fiasco. lei le si corica vicina, accaldata si solleva la gonna e si apre la camicetta, ha bevuto del vino e il sole caldo da alla testa. quando si sveglia, dopo che la telecamera si è avvicinata al viso della donna mentre smaniava nel dormiveglia, l'uomo non c'è più, ci sono solo le capre. l'estasi mistica della donna, che vive della carità delle religiose e coi pochi stracci sul piazzale della chiesa insieme ad altri poveracci  diseredati, le porterà in dote un bambino e la derisione di tutto il paesello che già ritenendola poco sveglia prima, ora la prende in giro come una povera pazza che "si è fatta ingravidare dallo spirito santo". la magnani come posseduta da quei luoghi arcaici, si trasforma in un'anima semplice che ascende verso i cieli infiniti, salendo la scalinata grezza verso un santuario dove poter partorire la creatura che lei è convinta di aver ricevuto in dono dal santo a cui è devota. avendo supplicato colui che credeva san giuseppe di portarsela in paradiso perchè in terra lei non ci sta bene e comunque nessuno la piangerebbe e si accorgerebbe della sua assenza, si contenta di portare in grembo il frutto di quella immacolata congiunzione/concezione. lo studio antropologico di questa miracolosa concezione, si accompagna allo sguardo severo di un regista che sa come sfruttare al meglio i paesaggi nei quali la donna vive, rendendo ancora più impervia la scalata al santuario dove poter dare alla luce il frutto dell'amore sacro. un bellissimo film che non vedevo da anni.

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