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Scusa ma ti chiamo amore

Regia di Federico Moccia vedi scheda film

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La recensione su Scusa ma ti chiamo amore

di FilmTv Rivista
4 stelle

Mezz’ora di film. È il tempo che ci mette Raoul Bova per sospirare «Oddio, quanto è bella», guardando la deb Michela Quattrociocche che fa il surf a Fregene. La storia è mucciniana, tipo Ultimo bacio: lui ha 37 anni, pubblicitario precario, almeno degli affetti, in crisi di sentimenti e d’ispirazione. Lei ha vent’anni di meno, tutta gridolini e maglioncini. E motorino, con cui fa l’incidente che li fa miracolosamente incontrare, come tanti anni fa succedeva alla coppia Amendola/Welch nel vanziniano Amarsi un po’. A Roma e dintorni, dove i creativi schifano le modelle e vanno in giro a limonare in macchina. «Esaggerato» (con due G), dice lei, che non può appoggiare le ballerine sul cruscotto. Fuoricampo una voce spiega tutto, ma proprio tutto, e snocciola citazioni caramellose in sovraimpressione. Due scene d’amore, mostrate a fil di pelle (nuda). «Alla gente piacciono le cose semplici», dice invece Raoul cucciolone, brizzolato, fico da paura in lino griffato Armani. L’autore, Moccia, conosce il concetto e si vede, ma ci mette del pudore e pochi product placement. La parentesi ospedaliera è da morire dal ridere però dura meno di un pezzo dell’iPod. Intanto Vasco canta Quanti anni hai?. Finale memorabile, abbracciati sulla ringhiera di un faro vista mare, stile Titanic.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 5 del 2008

Autore: Andrea Giorgi

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