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Kamikazen. Ultima notte a Milano

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Kamikazen. Ultima notte a Milano

di hallorann
8 stelle

Il primo Salvatores non si scorda mai!

Lo sgurz o ce l’hai o non ce l’hai”, è il tormentone che a metà film investe il duetto di facchini Paolo Rossi e David Riondino alla stazione centrale di Milano. I Comedians teatrali dell’Elfo di Milano al gran completo, KAMIKAZEN è questo in sintesi. Un Tutto in un giorno che a distanza di trent’anni ancora diverte. In apertura appare il profetico Diego Abatantuono nei panni di un scommettitore che dà una dritta sul cavallo Kamikazen e sottinteso sul suo futuro luccicante con il regista. Una Milano sorniona e Soldiniana viene fotografata con luci bluastre, chi non è furbo non può sfondare sentenzia Paolo Rossi, in gran forma nel ritrarre Walter Zappa sfigato cronico che perde tutti i treni - tranne quello di una umanissima corsa in una città e società spinta verso la disumanizzazione totale. Lontani da via Montenapoleone e dai socialismi rampanti, un gruppo di giovani con il diletto per la performance comica sbarca il lunario tra sale giochi, trattorie di quarta, caldo infernale e disavventure varie. Lo scalcagnato manager Corallo (il bravo antipatico Flavio Bonacci), schiavo delle corse e indebitato fino al collo li convoca per uno spettacolo millantando la presenza nascosta di Drive In tra il pubblico. In attesa del debutto le loro vite subiscono delle trasformazioni, e intanto sul palco dello squinternato Bounty Club c’è davvero una dello staff del famoso programma di Canale 5, pronta a far firmare un contratto in esclusiva ai due migliori performer.

 

 

Sotto la patina fininvestiana (per via della produzione e distribuzione ReteItalia) si nasconde un piccolo film sovversivo per l’epoca e per il decennio in questione. L’obiettivo di raccontare i dolori generazionali alla Salvatores traspare in alcuni personaggi (Bruno e Walter) e battute previa sceneggiatura di Salvatores e Monteleone, Gino e Michele marchiano nei dialoghi il presente e futuro targato Zelig di viale Monza. Nella vittoria di Vincenzo e Antonio (con delle barzellette) e nella scelta stessa del televisivo Drive In c’è una critica alla superficialità, all’effimero che stava dominando e che dominerà, soprattutto in campo artistico. Se la regia cinematografica di Gabriele Salvatores è ancora acerba ma lieve ad hoc, il cast è super e un anno dopo lascerà il segno nella sit-com ZANZIBAR: Claudio Bisio decollerà a piccole tappe, Silvio Orlando di lì a poco con Moretti, Antonio Catania è da incorniciare a prescindere, Gigio Alberti tra cinema e teatro, Riondino in tv e in radio, Sarti e Storti in coppia al Teatro della Cooperativa. E ancora, il compianto Gianni Palladino nelle vesti di un manager cialtrone fa sempre tenerezza, Aldo e Giovanni senza Giacomo, Mara Venier la De Lellis del Drive In stava con il produttore Totti, Nanni Svampa nei panni del cinico Colombo e Salvatores con cappelli e baffetti nei panni di un maniaco. Gustose le musiche di Fred Bongusto.   

 

 

 

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