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The Mist

Regia di Frank Darabont vedi scheda film

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will kane

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Mist

di will kane
8 stelle

Da un autore che al cinema USA ha fornito spunti,canovacci e soggetti veri e propri come pochi altri nell'ultima metà secolo,come Stephen King, viene anche "La nebbia" ,racconto apocalittico,che vede la normalità di un supermercato di provincia in una mattina qualunque divenire,forse,uno dei pochi luoghi di difesa da un'inaspettata e terribilmente immediata minaccia,sotto forma di una nebbia che cela creature mostruose e antropofaghe.Il controllo dell'Uomo su territorio,Natura e sorte è essenziale,creare una situazione di caos potenziale e paura per l'autore di "It" è normalissimo:Frank Darabont per la terza volta,dopo "Le ali della libertà" e "Il miglio verde" torna a realizzare un film da regista su un testo kinghiano,e "The mist",che prevede,in piena era Bush II, un monito non da poco su una demente qualsiasi che si elegge profeta nella microcomunità in pericolo e fa accoliti tra i terrorizzati coabitanti del luogo di rifugio richiedendo misure efferate e draconiane giustificando,come purtroppo accaduto nei secoli,la crudeltà con assurdità misticheggianti. Il film si svolge con gli schemi della comunità assediata,mostrando più di quello che sulla pagina è spesso più accennato e qua diviene più esplicito;inoltre,se nel racconto originale la conclusione era sospesa,ma su un filo di speranza,con il compito più ingrato per un genitore,soffiare ottimismo nella mente del figlio di fronte al disastro totale,qua la conclusione è la più atroce possibile,una beffa di incredibile crudeltà.Darabont,in anni tra i più cupi per il proprio paese,sarà probabilmente un autore che verrà riscoperto tardivamente,come accade spesso a chi sceglie più di scandagliare il cinema di genere (vedi Siegel,Argento,ma anche Leone,che ha cominciato ad essere venerato quando girò "C'era una volta in America",molti anni dopo gli western),e coraggiosamente sceglie una via lontano dall'edificante,per un apologo che lascia lo spettatore amareggiato,soprattutto per la forza inaspettata di una conclusione ancor più pessimista del dibattuto "The road".Tra gli interpreti,bravissima Marcia Gay Harden in un personaggio odioso quale la fanatica e autoproclamatasi profeta che si rende colpevole perlomeno di un delitto,Thomas Jane è volenteroso,ma continua a sembrare la bella copia di Christopher Lambert.

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