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The Mist

Regia di Frank Darabont vedi scheda film

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La recensione su The Mist

di PompiereFI
4 stelle

“The Mist” è stato uno degli horror più invocati degli ultimi anni: dopo aver dato buona prova con le precedenti riduzioni dai romanzi di Stephen King (leggi “Le ali della libertà” e “Il miglio verde”), il regista Frank Darabont sembra ispirarsi per l’occasione anche ad altri numi tutelari del genere, e inizia la sua avventura con un dipinto che raffigura il poster cinematografico di “The thing”, creato dal grafico David (Thomas Jane).

Ben presto alcuni esseri deformi, provvisti di tentacoli verminosi, taglienti e succhiasangue, invadono la piccola cittadina del Maine, dove da poco si era abbattuta una tempesta. Alcuni grossi insetti svolazzano all’interno del supermercato presso il quale i cittadini si sono rinchiusi nel tentativo di sfuggire a una nebbia minacciosa che sta avanzando misteriosamente, la quale nasconde pure ragni mutanti e altri mostri provvisti di chele affilate. Le creature sono sempre più mostruose. Enormi e primitive, sembrano moltiplicarsi in specie e quantità.

Che sia arrivata l’Apocalisse? O forse si tratterà di un’invasione aliena? Qualcuno avrà fatto esperimenti usando armi chimiche, o piuttosto qualche scienziato avrà sbagliato qualcosa nei suoi test sulla genetica? Domande che troveranno risposta in una spiegazione piuttosto sbrigativa e poco appassionante.


Qualcuno tra i “survivors” cerca un senso nella religione, nella grazia del Cielo, pregando per le anime dei “peccatori” attraverso deprimenti omelie. E’ la Sig.ra Carmody, una bigotta di prima categoria che si sente superiore e mantiene un portamento altezzoso. Contribuisce ad alimentare la considerazione per la quale sarebbe un altro l’obbrobrio a cui prestare attenzione: quello che si formerebbe nelle anime della gente comune quando sollecitata da situazioni di pericolo. L’intero cast che assiste a tali sermoni è decisamente modesto nelle interpretazioni, se si esclude appunto la performance di Marcia Gay Harden, folle al punto giusto nel delineare la figura della “missionaria” impazzita.

Lasciando da parte una forma bella e pulita, la mdp sta addosso agli attori, a volte traballa da un primo piano all’altro come fossimo in un serial televisivo. Cazzate comportamentali tipiche dei film horror si succedono senza sosta: l’ingresso in farmacia e i richiami non marginali alle vischiose bave di “Alien”, l’anticipazione sui “movimenti” della Sig.ra Carmody e la contemplazione imbalsamata dei mostri, il ritardo nel fuggire con l’auto. La storia manca di vera inquietudine e plausibilità, seppure tocca (involontariamente?) attimi che sollevano questioni più o meno interessanti sulla guerra civile. La sceneggiatura scarsa e la regia un po’ impacciata completano l’avvilupparsi della nebbia intorno a questo approssimativo film.

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