Regia di Frank Darabont vedi scheda film
Inizialmente sembra lo sviluppo di una vicenda tipica del cinema horror/fantascientifico di Serie B degli anni ’50: la comunità reclusa in un luogo circoscritto e minacciata da un ente “esterno”. Dietro a questi elementi mostruosi che caratterizzavano i film di oltre mezzo secolo fa vi erano spesso connotazioni politiche (L’invasione degli ultracorpi, La Cosa da un altro mondo) o di esperimenti scientifici mal riusciti (Tarantola) o dalle connotazioni più filosofiche e di paure ataviche (Gli uccelli). In tempi più recenti lo spassosissimo Tremors si limitava a mostrare i minacciosi vermoni affamati di umani lasciando aperta allo spettatore, qualunque interpretazione sulla natura delle creature. Di tutte queste componenti la vicenda sembra attingere in piccola parte, dando spazio, forse fin troppo, al fanatismo della signora Carmody che intepreta ogni vicenda come un castigo divino da placare con ulteriori sacrifici. Su questo tema è interessante notare come anche il maestro Hitchock lo abbia introdotto proprio ne Gli uccelli, quando di fronte al terrore per l’incombente pericolo una tra le abitanti non trova di meglio che accusare la protagonista di stregoneria. Detto questo il merito del film non sta certo nello sviluppo di una vicenda così innovativa, tantomeno sulla qualità degli effetti speciali (tant’è che la prima volta che mi capitò di vederlo in tv pensai inizialmente ad un prodotto per la tv e con budget risicato). Diciamo che l’abilità del regista si osserva sia nel mantenimento in ogni caso di una buona tensione ma soprattuttto in un coraggiosissimo finale assolutamente non hollywodiano e che per questo innanza il film rispetto alla media di film horror dei primi anni 2000.
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