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Il petroliere

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il petroliere

di Dany9007
6 stelle

Salutato in molti casi come un film straordinario, in cui si sono individuate varie e nobili citazioni ed omaggi (da Kubrick a Welles passando per George Stevens e persino Eric von Stroheim), mi ha lasciato invece un senso di disorientamento. 

L'intera prima parte è affascinante (sebbene non sia una novità vedere al cinema l'ascesa economica di un personaggio), magistralmente interpretata e con un ritmo incalzante e con le fasi di creazione dell'impero del protagonista: l'individuazione di territori da trivellare, le attività di compravendita, l'avvio dei primi pozzi ed le relative attività estrattive, la concorrenza insidiosa. Tutto questo è accompagnato da una costante inquietudine dovuta in particolar modo dal profondo cinismo del protagonista che nel mondo degli affari "non fa prigionieri", e del quale si percepiscono delle debolezze nel suo equilibrio, ma soprattutto dall'infida presenza del predicatore Eli (un po' caricaturale). Se è interessante la delineazione delle caratteristiche del protagonista, in particolar modo la costante solitudine che accompagna il suo successo (parzialmente interrotta dal rapporto col figlio adottivo che però deciderà di allontanare e dall'illusione di aver ritrovato un fratellastro che si rivelerà un impostore), dall'altra parte non tutti gli elementi vengono ben sviluppati. 

L'ultima mezz'ora lascia particolarmente perplessi: l'evoluzione (e declino) del rapporto tra il protagonista ed il figlio adottivo non viene per niente spiegata, salvo far fare allo spettatore un salto temporale di oltre 10 anni in cui vediamo il magnate ormai alcolizzato e frustrato (non si capisce bene perché visto che nulla è cambiato rispetto all'impostazione dei rapporti che il protagonista aveva creato nel tempo) vivere in una lussuosa villa (qui il piuttosto chiaro riferimento a Charles Foster Kane di Quarto potere), ormai lontano dalla vita all'aperto. Il regista vuole forse mostrare (sai che novità) la solitudine a cui porta il denaro? La ricchezza che permette di controllare tutto ma non le relazioni tra gli individui? Anche in qeusto caso argomento piuttosto vecchiotto. 

Infine, il confronto/scontro tra i due costanti nemici ossia Il petroliere Daniel ed il falso predicatore Eli, se da una parte mette alla luce una volta per tutte come entrambi siano le due facce della stessa moneta (entrambi non hanno avuto scrupoli a truffare altre persone per la propria sete di potere economico o falsamento spirituale), dall'altra la sequenza è realizzata in modo piuttosto parossistico lasciando tutto lo spazio a Daniel Day-Lewis di gigioneggiare. 

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