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Halloween. The Beginning

Regia di Rob Zombie vedi scheda film

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La recensione su Halloween. The Beginning

di FilmTv Rivista
8 stelle

La famiglia è la prima agenzia di pace. Detta dallo scranno più alto, la frase fa il suo effetto. Ma suona più come una speranza: nella realtà dei fatti è invece (spesso) ideale contesto di violenza, quindi di guerra. Tra i generi cinematografici è soprattutto l'horror a occuparsi della faccenda, perché è il più politico e perché la famiglia, come ci informa il medesimo scranno, è il nucleo della polis. Quando John Carpenter realizzò Halloween (1978) l'argomento gli interessava poco, essendo il film una ricognizione (in soggettiva...) degli istinti repressi dell'America profonda e puritana, quelli che se esplodono fanno malissimo e generano efferati serial killer o candidati presidenti che sostengono di parlare con Dio. Rob Zombie ribalta tutto. Mette mano al mito e dà il meglio di sé raccontando l'origine del male, che coincide per Michael Myers con un sadismo innato e attonito ben coltivato tra le mura di casa. Il gusto di Rob per le dead family fa faville, il white trash è il suo ambiente naturale, la mamma Sheri Moon, nonostante assomigli a Ginger Lynn nel video Turn the Page dei Metallica, è da mangiare, il patrigno Bill "Cockeye" Forsyth è il redneck che tutti vorrebbero affettare... Non meno forsennata la parte che riguarda l'educazione del piccolo Michael, dalla scuola dove trova un rimedio veloce al fenomeno del bullismo, al manicomio, dove finisce nelle mani del protagonista del film di culto di Rob, Arancia meccanica. Il cerchio si chiude su trentanove minuti di cinema furioso e divorante, che riconfermano l'impressionante talento dell'autore di La casa del diavolo. Dall'evasione alle scorribande tra teenager nella cittadina di Haddonfield a caccia della sorella, unica sopravvissuta alla strage originaria, il film diventa in effetti più di routine, ma rispetto all'hawksiano Carpenter Zombie riesce a essere barocco anche quando fa un primo piano. Eliminata la patina metafisica di Michael, resta il ritratto di un sociopatico assassino che non sente e non dice nulla, anche perché non c'è nessuno disposto ad ascoltare.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 2 del 2008

Autore: Mauro Gervasini

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