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Bee Movie

Regia di Steve Hickner, Simon J. Smith vedi scheda film

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La recensione su Bee Movie

di nickoftime
4 stelle














A giudicare dagli sguardi dei bambini che lasciavano la sala, il personaggio dell’Ape anticonformista non entrerà nel loro immaginario. Sono loro infatti la cartina di tornasole per giudicare opere di questo tipo, quando come adulti ci si trova spiazzati da uno spettacolo di superlativa maestria tecnica ma francamente ripetitivo e troppo scontato per destare un minimo di interesse. In questo caso quindi quegli sguardi sono la conferma di un flop inatteso, specialmente in Italia (ma anche in America) dove le feste natalizie e la mancanza di un analoga concorrenza (nel 2006 ben tre cartoni animati si contendevano il botteghino) lasciavano prevedere ben altri risultati. Ispirato ad una altro prodotto Dreamworks, quel “Z la formica” di cui riprende l’incipit con il solito protagonista, ora come allora alle prese con una crisi di identità che mette a repentaglio la sua esistenza all’interno del mondo chiuso e perfettamente calibrato sugli interessi della comunità, piuttosto che del singolo (qui la società apesca è rappresenta come un falansterio che sacrifica la componente umana all’ efficienza del risultato, ovvero la produzione del miele), Bee Moovie ne ricalca anche gli sviluppi, attraverso una storia che è insieme un viaggio avventuroso alla scoperta del mondo ed un percorso di crescita personale. Se l’apparato scenico (la rappresentazione della società delle Api è divertente e fantasiosa) e figurativo (la rotondità delle linee associata ad una luce diretta e colorata conferiscono alle immagini un sapore dolcemente infantile) confermano gli standar di settore ciò non si può dire della storia (scritta da Jerry Seinfild comicocatodico di massima popolarità negli states e deux ex machina dell’intera operazione) che si avvale di uno spunto brillante ma viene meno sul più bello, quando, messo in moto il meccanismo narrativo - lo sviluppo dell’azione non deriva dall’incontro delle specie, dal fatto che Barry, questo il nome del protagonista, possa interagire con gli uomini alla pari, come se le differenze biologiche non esistessero ma, dalle diverse prospettive con cui ognuno vive gli avvenimenti che si innescano nel corso della vicenda- e definiti i temi liberal ecologici (un mix di salvaguardia dell’ambientale ed ecumenismo radical chic) perde tempo a descrivere gli “svolazzi”platonico amorosi del nostro campione ed affida lo snodo fondamentale ad una serie di sequenze ambientate in Tribunale, con Barry impegnato a fronteggiare le arringhe partigiane di un Orco travestito da Perry Mason. Insomma mancano la scivolate sulla buccia di banana, le battuttaccie fulminanti ed un po’ irriverenti (e la Dreamworks dovrebbe conoscerne l’efficacia), le invenzioni mirabolanti e surreali che da sempre fanno la felicità di quel pubblico giovane a cui spetta l’ultima parola sulla qualità dell’opera.

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