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Lars e una ragazza tutta sua

Regia di Craig Gillespie vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lars e una ragazza tutta sua

di bedazzled
8 stelle

Noi siamo Lars.
Non lasciatevi ingannare dall’aria “indie”, dall’ambientazione uguale a quella di “Fargo” dei fratelli Cohen (I paesi del Minnesota con i locali tutti di ascendenza scandinava), dalle carte da parati degne di “Wallace & Gromit” : la storia di Lars riguarda tutti noi. Questo giovanotto adulto e paffuto, sempre coperto con una giacca a vento gialla e blu, (e dico “giacca a vento”, non piumino), non può sopportare il contatto fisico con la gente, anche se è una persona buona e intelligente, con un lavoro da impiegato e una famiglia composta da suo fratello Gus e la cognata incinta che vorrebbero guarirlo. Un bel giorno annuncia di avere trovato una fidanzata. E’ bruna, di origine sudamericana, bellissima, lavora in un’organizzazione umanitaria. Si chiama Bianca.
I parenti e vicini si trovano davanti una bambola. Anzi, una “Real Doll”, ordinata appositamente
su Internet, nota per la sua verosimiglianza fisica in ogni particolare. Passato il primo momento di panico e scartata l’idea di rinchiudere Lars in un istituto, il paese si mobilita. La dottoressa locale suggerisce, dopo aver “visitato” Bianca – e di riflesso anche Lars- di comportarsi esattamente come se a bambola fosse una persona viva. In questo modo farà da tramite al mondo interiore di Lars, permettendogli di uscire fuori dalla sua fobia. (Un po’ come la corda-cordone ombelicale fra la casa e l’Aldilà di “Poltergeist”). Così la neo-coppia vive una stagione di alta socialità: in chiesa, ai piccoli ricevimenti, in gita al lago – Lars che grida la sua felicità in cima a un albero urlacchiando “L.O.V.E.” di Nat King Cole è irresistibile- vengono trattati come due fidanzati qualunque. Dietro le quinte però l’imbarazzo serpeggia: fra battute neomaschiliste (“Magari ce l’avessi io una donna che non parla”) e confessioni collettive dal sacerdote (che intelligentemente fa notare come ognuno di noi abbia una “stranezza”) il rapporto fra la comunità e Bianca va avanti senza il minimo accenno a rapporti sessuali (“Lei è molto religiosa” spiega Lars), e l’evitare allusioni erotico-farsesche è uno degli assi nella manica della sceneggiatura, perché costringe lo spettatore a concentrarsi sul percorso di crescita del nostro eroe. Che inizia proprio quando i vicini “portano” Bianca ad un ricevimento, senza di lui. Lars ha una violentissima crisi di gelosia, addirittura “litiga” con Bianca –e la scena si sente soltanto, ascoltata dall’atterito fratello-. E’ l’inizio del distacco, che va di pari passo con l’accorgersi di una ragazza bionda, sua collega d’ufficio. Alla fine Bianca si “ammala” e “muore”. Tutto il paese assiste al suo “funerale”, che è anche il funerale di Lars, quello vecchio. Un nuovo Lars può forse nascere, e il sacerdote conclude nell’orazione funebre “Bianca ha fatto del bene a tutti noi”. La mano della ragazza bionda sfiora per la prima volta quella di Lars.
Questo film è stato tacciato di eccessivo buonismo, argomentando l’impossibilità di un intero paese ad aiutare un uomo solo : il punto non è questo. La confezione quasi surreale – la sceneggiatura è dell’autrice di “Six Feet Under”- racchiude un nocciolo durissimo: la nostra incapacità di andare avanti nella vita senza un qualcosa che ci “spieghi” e allo stesso tempo ci protegga dal mondo. Il paese comprende pienamente questo e vuole aiutare Lars non solo perché lui è un piccolo pilastro della comunità, ma perché ponendosi in contatto con Bianca scioglierà la propria parte negativa. Non a caso in una delle scene più toccanti Gus rievoca gli anni difficili vissuti da loro due bambini chiusi nel dolore del padre vedovo (e Lars non ne uscirà più). Bianca, con i suoi capelli neri in mezzo a tutti quei biondi discendenti del Nord Europa, provoca una sorta di transfert collettivo. Tutti sono costretti a fare i conti con lei, non solo il tenero Lars.

Su Ryan Gosling

Il ruolo di “non troppo normale” è il sogno di ogni attore/attrice : una tela su cui dipingere le proprie capacità. Attenti alla scena in cui Lars prende l’orsacchiotto della sua collega (“impiccato” per dispetto dal vicino di scrivania) e gli fa la respirazione bocca a bocca, poi un esperto massaggio cardiaco, fino alla “sua” rianimazione: girata in piano americano, senza sottolineature sonore, ha una semplicità e una delicatezza recitativa da lasciare storditi. Meraviglioso.

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