Regia di Jean Becker vedi scheda film
Passabile comme-dramma nella quale però il confronto città vs campagna è rappresentato in maniera tanto netta e scontata da rasentare il manicheismo.
Jean Becker è uno che dirige (e scrive) film con gran parsimonia. Dopo cinquant'anni di attività si contano solo una decina di titoli a suo nome. “Il mio amico giardiniere” è fra quelli più recenti ed è secondo me un film che ambisce a molto più di quel che riesce poi effettivamente a condurre in porto. Il confronto campagna – città in termini filosofici è vecchio di migliaia di anni, già Esopo ne scriveva. E allora, avendo deciso di affrontare un tema certamente non inedito, bisognerebbe mostrarsi più coraggiosi e uscire dal seminato almeno in termini di svolgimento. In questo caso, a fronte di una buona messa in scena, v'è invece la consueta rappresentazione dei due personaggi al limite del manicheismo. Soprattutto quello del ferroviere/giardiniere risulta impossibilmente fuori dal mondo. Passabile ma non certo indispensabile.
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