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Come d'incanto

Regia di Kevin Lima vedi scheda film

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La recensione su Come d'incanto

di lussemburgo
8 stelle

Se Shreck sfrutta gli stilemi delle favole come clichè da riconoscere nel mondo contemporaneo, Come d’incanto si avvale invece del patrimonio dei luoghi comuni Disney per metterlo a stridente confronto con il mondo moderno. La confluenza di cartone animato e scene reali non è nuova, ma l’effetto comico e straniante proviene dalla totale accettazione degli elementi favolistici all’interno di un contesto realistico coerente, le abusate canzoni dei vecchi film d’animazione si trasformano in un’innata tentazione per i personaggi trasbordati nella realtà e trascinano il film verso scene di musical collettivo, gli animaletti fedeli al richiamo della principessa si traducono nei più metropolitani piccioni, scarafaggi e ratti. La favola persiste, ma si adatta ai mezzi e ai luoghi a disposizione, all’ambiente in cui si trova a muoversi, degradandosi solo un po’, con grottesco evidente ma inconsapevole per i protagonisti. Mondo vero e universo cristallizzato nel disegno o nelle convenzioni della favola convivono assurdamente, trasformando una poco romantica realtà in sogno infantile, la New York più visitata dalle commedie sentimentali (Central Park e dintorni) diventa il luogo in cui la fiaba si trasforma in verità, e l’amore non ha più i connotati della disillusione o del cinismo contemporanei ma si lascia trasportare verso il sogno di una felicità totale, concreta perché relativa all’ipotesi fiabesca che contamina indiscriminatamente tutto.
Il gioco del contrasto è molto divertente, gli attori, compresi nei ruoli, rendono accettabile la totale assurdità dell’assunto, citazioni incastonate tra Disney e panorama fiabesco classico (Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata…), animazioni digitali, riferimenti cinematografici moderni (King Kong, Godzilla ma anche tutta la casistica della commedia newyorkese alla Nora Ephron) costruiscono una stratificazione di senso e di rimandi che non delude l’adulto, e lo diverte con l’andamento frivolo e parossistico, talmente spudorato nel romanticismo da non poter che risultare simpatico, e trascina lo spettatore a un passo di danza sulle le stridenti melodie di parole spudoratamente irreali. Però, perché non fare finta?

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