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Into the Wild. Nelle terre selvagge

Regia di Sean Penn vedi scheda film

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La recensione su Into the Wild. Nelle terre selvagge

di Baliverna
8 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI - Quando ho iniziato a vederlo temevo un pamphlet qualunquistico e semplicistico della serie "back to nature", perché la civiltà è tutta negativa e marcia. Invece il film non è questo. Pur restando una certa critica alla civiltà dei consumi e al carrierismo, la sceneggiatura chiarisce a poco a poco la storia familiare del ragazzo e le motivazioni che lo hanno indotto a dare un calcio alla sua vita precedente e al suo avvenire per andare a peregrinare senza meta, con una predilezione per le zone dove la natura è più selvaggia. Ebbene, lo scoprire che suo padre aveva diversi segreti assai poco nobili, e praticamente una doppia famiglia lo mette letteralmente a soqquadro, procurandogli un forte rigetto per i genitori, che in fondo è motivato rancore. Ciò che lo sconvolge e gli ripugna di più è l'idea di esser sempre vissuto nella menzogna e nella finzione, in un luogo dove la verità veniva accuratamente occultata. La ciliegina sulla torta sono le continue liti dei genitori e la violenza verbale di suo padre verso sua madre. Comunque il regista vede tutta la società americana con pessimismo, anche se forse balugina solo una flebile luce alla fine del tunnel. Mi è piaciuto anche l'episodio della mancata telefonata ai genitori: il dare la monetina al vecchio al telefono che stava finendo le sue, è solo apparentemente un'opera buona. In realtà è un'occasione tragicamente mancata, e infatti la telefonata dell'anziano si interrompe comunque.
Nonostante la sua lunga durata il film scorre agile e la noia non fa mai capolino. Ho trovato riusciti anche i personaggi che il ragazzo incontra nei suoi spostamenti, in particolare quella strana coppia del capellone con la donna un po' problematica e il vecchio solo dell'ultima parte. Il loro ritratto è sensibile, originale e ricco di umanità. Degna di nota è anche la bellissima fotografia, che offre diverse splendide vedute di incontaminata natura americana, lontane dall'effetto cartolina.
Sean Penn è secondo me uno dei migliori registi sulla scena statunitense, e non lo dico solo per l'alta qualità formale di opere come queste. Di registi che girano film perfetti ma gelidi, e magari anche duri, crudi e violenti ce n'è oggi più di uno. Penn però sa infondere nelle sue opera una carica di umanità, sensibilità e persino di lirismo sinceri ed incisivi. Le situazioni non mancano di drammaticità, ma neppure di afflato spirituale, caratteristica che altri registi coi capelli grigi hanno scordato. Da vedere per tutti.

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