Espandi menu
cerca
Into the Wild. Nelle terre selvagge

Regia di Sean Penn vedi scheda film

Recensioni

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Into the Wild. Nelle terre selvagge

di LorCio
8 stelle

George Bush Senior parla alla nazione per giustificare, se non ricordo male, l’attacco americano in Medio Oriente (è la Guerra del Golfo). Chris lo vede ad una tv in locale di passaggio, ma è come se l’avvenimento non lo tocchi. Ormai lui non fa più parte di quell’infame mondo “normale”: ha scelto l’altrove, che poi sta accanto noi, forse nascosto, in quella natura che manifesta la sua bellezza nelle mille epifanie del suo incanto naturale. È un road movie di spericolata necessità, alla ricerca innanzitutto di sé stesso: e non è una banalità. Perché fin da subito ti accorgi che Chris è un ragazzo diverso, uno spirito eletto che la società non è riuscita a conformare al proprio volere. Non è l’idealizzazione di un personaggio, ma la constatazione ineluttabile dopo aver visto come sopraggiunge al palco per la consegna del diploma e come si relaziona con i genitori nell’economia del proprio futuro: è diverso dagli altri, né meglio né peggio, diverso. Scappa dalla realtà anche perché la teme (perché la conosce), e ne trova un’altra, maledettamente affascinante (che non conosce). Rischia l’asocialità, ma entra in contatto con altri personaggi, se non diversi, autentici: dove risiede il senso della vita, in un libro di Tolstoj o Pasternak o nel donare un gettone per far continuare la telefonata ad un uomo, nello scalare un monticciolo o nel traversare un insidioso fiumaciottolo, nell’estirpare un fiore o nell’incontrare un orso? È il vento selvaggio che l’avvolge, e sembra quasi disperato per come lo destina ad un inevitabile epilogo, solo apparentemente misantropo, ma vissuto, appunto, nel contatto con la natura.

 

Non so dire se Chris manifesti una disillusione o una delusione nei confronti dell’uomo: la sua esperienza famigliare potrebbe far pensare ad una sorta di idiosincrasia verso l’ipocrisia del borghesismo della triade (dio-patria-famiglia), ma è anche vero che è anche solo grazie a certi uomini e a certe donne se nel suo percorso di autocoscienza verso l’Alaska riesce a crescere e a mutare. È indubbio che lui disprezzi (odiare no, non ne è capace) la società nella quale è vissuto per vent’anni, ma perché si rifiuta all’omologazione e al bamboccionismo. Chris è un personaggio affascinante che non merita quattro stolte righe battute da un suo quasi coetaneo dell’altro emisfero, nato negli anni in cui lui scopriva sé stesso. E dunque sarebbe giusto tacere ulteriormente, perché sarebbe riduttivo, fors’anche ingiusto. Meglio parlare del film, diretto da un Sean Penn che dà l’anima e il corpo, il sangue e la ragione per restituire una goccia di splendore di una persona che viaggiava in direzione ostinata e contraria, col suo marchio di speciale disperazione. Duro, scarno, essenziale, forse con qualche minuto di troppo, ma quante emozioni in questa parabola di sudore e sofferenza, passione e nitidezza.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati