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La giusta distanza

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su La giusta distanza

di FilmTv Rivista
8 stelle

In un paesino della provincia di Rovigo, alle foci del Po', l'immaginario Cocadalbero, arriva Mara, maestra supplente. È una bella trentenne emancipata che ha un approccio franco con la realtà e col prossimo. Presto suscita simpatie, desideri espliciti o repressi, gelosie e un po' di scandalo. Tra lei e Hassan, meccanico tunisino, che in anni di onesto lavoro si è guadagnato stima e rispetto, nasce lentamente un amore finché la trovano uccisa. Nell'inchiesta giudiziaria i sospetti cadono su un innocente. Grazie alle indagini del diciottenne Giovanni, giornalista principiante, si scopre il colpevole. Il titolo allude a un insegnamento che gli impartiscono: un giornalista deve trovare la giusta distanza tra sé e la notizia: non troppo lontano ma nemmeno troppo vicino, perché spesso l'emozione inganna. Cercherò anch'io di trovarla, la distanza giusta. Decima regia del regista padovano (classe 1956) Carlo Mazzacurati; è un film spaccato in due. La prima lunga parte - 80 minuti circa - è la migliore. Dopo l'esordio in Notte italiana (1987) - di cui si sentono gli echi, e non soltanto per i luoghi - si ritrova un Mazzacurati in gran forma: l'efficacia descrittiva di un microcosmo di campagna dove la lucidità critica è pari all'elegante discrezione; la suggestione dei paesaggi di pianura che la fotografia di Luca Bigazzi esalta; gli squarci lirici che interrompono il puntiglioso realismo dell'azione; la scelta delle facce e il governo della recitazione con i tre ruoli principali affidati a interpreti alla loro prima esperienza di protagonisti. Tra loro spicca la Lodovini che, dopo anni di teatro-cinema-Tv, trova l'occasione di mostrare il suo sfaccettato talento. Quando esce di scena, non soltanto cambia il tono, ma scade l'interesse. Eppure i due precipui sceneggiatori (il regista e la veterana Doriana Leondeff) avevano un'altra soluzione: l'annunciata partenza di Mara per il Brasile. Si dissero, forse, che sarebbe diventato troppo un film d'autore e sono ricorsi al giro di boa del giallo d'investigazione. Per andare incontro al pubblico o al mercato. Esistono, comunque, film non pienamente riusciti che valgono più di quelli dove tutti i conti tornano.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 43 del 2007

Autore: Morando Morandini

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