Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
L’ampio respiro dei titoli di testa dà all’incipit del film un sapore quasi country. Con quelle vertiginose riprese aeree del delta del Po, accompagnate dal suono distorto di una magnifica chitarra folk. L’atmosfera della provincia del nordest viene resa bene, tra il senso di monotonia e di chiusura un po' bigotta, la solitudine e certi tocchi surreali (come il passaggio notturno sul fiume del traghetto ‘fantasma’, con la figura evanescente dell’insegnante impazzita, un magico momento d’impronta felliniana). La vicenda si snoda come un giallo, ma sottotraccia, perché altri temi vengono alla luce: la difficile integrazione degli immigrati, la diffidenza rurale, le complicazioni dell’amore, l’indagine giornalistica di formazione. E qui forse sta un limite del film, perché la sceneggiatura viene così a mancare di fluidità, e risulta un po’ discontinua, con svolte narrative a volte incoerenti. Alcuni ritratti di personaggi sono un po’ stereotipati, ma la figura di Assan è quella riuscita meglio: ha tutta la malinconia e la rassegnazione di chi sa che la sua posizione di straniero, anche se ben integrato, resta comunque irrisolta e che la sua vicenda giudiziaria (nella parte finale del film) difficilmente avrà un esito felice. Nel complesso comunque un film interessante e originale.
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