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La giusta distanza

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su La giusta distanza

di bradipo68
8 stelle

Il titolo enuncia una regola non scritta del buon giornalismo:bisogna sempre essere sulla notizia,non essere troppo distaccaati ma non bisogna farsi condizionare dall'emozione per la stessa o dall'empatia che si puo'scatenare per i protagonisti della stessa.Parafrasando il titolo ,Mazzacurati l'ha raggiunta per questo film?A una prima lettura direi proprio di si anche se sinceramente la svolta nel finale mi ha lasciato piu'di un dubbio,proprio perche'emotivamente pressante ma anche assolutamente lontana e dissonante da tutto quello che il film aveva fatto vedere prima.Ci sono varie storie che si iintrecciano in questo lungometraggio ambientato in un paesino vicino alla foce del Po:c'è la storia del diciottenne che vuole diventare giornalista di talento e viene per cosi'dire instradato da un direttore(un bravo Bentivoglio in una piccola ma significativa parte)pragmatico e bofonchiante,c'è il meccanico tunisino ormai ben integrato anche in una relata'difficile come quella rurale veneta e poi c'è la maestra supplente,trentenne emancipata(pure troppo per i gusti dei paesani) che porta una sterzata di vivacita'nelle vite di tutti.Sia in quella del giornalista in erba che è attratto da lei,sia dal meccanico che arriva anche a gesti da maniaco per vederla piu'da vicino,sia di tutti gli altri,compreso un viscido tabaccaio piovra con moglie rumena che nella ragazza vedrebbe una facile preda.E il paese è piccolo ,la gente mormora come si suol dire e vien fuori un ritratto della profonda provincia veneta niente affatto conciliante,il paese è livido,nebbioso,sembra nascondere qualcosa e la preziosa fotografia di Luca Bigazzi lo caratterizza cromaticamente in modo non banale.E'un film che partendo da un presupposto diverso converge sulle tematiche de La ragazza del lago anche se li'si partiva subito con l'indagine,qui sembra un corpo estraneo che viene esibito poco prima del finale.Il nocciolo di tutto è l'integrazione di cui si parla in tutto il film,la diverista' che crea sempre malumore e paura:quella della maestra che ha una mentalita'totalmente diversa da quella dei rudi compaesani,quella del meccanico(e del di lui cognato proprietario di una piadineria)comunque sempre straniero da guardare quando va bene con diffidenza e soprattutto il polverone che solleva la passione problematica e conflittuale che nasce tra i due diversi.E se Mazzacurati fa un mirabile lavoro sui personaggi secondari e su tutti i dettagli che caratterizzano l'ambiente in cui sono inseriti,la scelta di troncare tutto con una svolta thrilleristica lascia l'amaro in bocca,lascia tutto un po'irrisolto,colpevolmente.Anche se è difficile non farsi prendere da un film con caratterisitche autoriali cosi'spigliato e fruibile.Che sia un altra autorevole testimonianza della rinascita del cinema italiano?

Su Fabrizio Bentivoglio

piccola parte di direttore di giornale pragmatico e bofonchiante.Bravo

Su Giuseppe Battiston

Un viscido tabaccaio piovra reso con bravura

Su Valentina Lodovini

lo sguardo è di quelli che rimagono impressi,a volte pero'esagera...

Su Ahmed Haflene

ababstanza misurato anche se non sempre efficace

Su Giovanni Capovilla

ancora acerbo ma sembra di talento

Su Carlo Mazzacurati

confezione curata,peccato per il finale

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