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Jesus Christ Superstar

Regia di Norman Jewison vedi scheda film

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La recensione su Jesus Christ Superstar

di kubritch
2 stelle

Un Gesù interpretato in chiave hippie ma di orientamento decisamente capitalista. E' quello che da sempre fa il capitalismo: rielabora i nuovi fermenti sociali, specialmente se di rottura - per esempio, il rock, il punk... -, e li riassorbe all'interno di una cornice sociale, facendoli diventare mode vuote di senso, da commercializzare. Quale migliore occasione della trasposizione del mito cristiano per trainare il verbo del mercato? I capitali che Hollywood mette in campo in questi prodotti d'arte sono ingenti, quindi pensare che si tratti di pure creazioni estatiche è al quanto ingenuo. Sono troppo preoccupati a piacere al pubblico per generare profitti. Quindi Gesù diventa il perfetto veicolo del mito consumistico di fama e successo: il divo, la superstar. sappiamo bene, ormai, che al suo tempo, Gesù era tutt'altro che una superstar, considerando le quasi nulle tracce documentarie. Il conflitto messo in scena è relativo al clima culturale della guerra fredda. Da una parte c'è Giuda che rappresenta il rivoluzionario preoccupato delle condizioni del popolo; dall'altra c'è Gesù che gli oppone il dogma assoluto della sua adorazione. Giuda rimprovera Gesù di trascurare la causa dei poveri e forse non è un caso che indossi una casacca rossastra. La scena dell'ira nel mercato del tempio non va interpretata come un attacco alle attività commerciali ma all'immoralità messa in scena attraverso immagini di mercimonio sessuale. In realtà, i pochi lettori del vangelo sanno che Gesù punta il dito verso la ricchezza e suggerisce di non farsi prendere dall'ansia di accumulare beni, vestiti e cibo. Allo stesso modo l'immoralità dei personaggi negativi è caratterizzata in termini sessuali e, spesso, omosessuali - il consigliere di Caifa ed Erode. Cosa per nulla sessantottina. Se uno riesce a trascendere il sentimentalismo propagandistico si accorge che  è solo un'accozzaglia di brutte canzoni dai testi esaperati ed esagitati come solo i nordamericani sanno fare. Per cui la vita è un groviglio di tormenti e rabbia, che prorompe all'esterno in gesti plateali e scoordinati: urla, raptus e scatti epilettici. Se ci fate caso sono le scene preferite agli Academy Awards. E' la stessa nevrosi su cui Woody Allen ha costrito la sua fortuna. Per il capitalismo l'isteria è vita. I rabbini portano questi grandi cipolloni scuri sul capo da far invidia a Darth Fener. Un pizzico di psichedelia. il fascino suggestivo dei resti archeologici et voilà il gioco è fatto.

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