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Juno

Regia di Jason Reitman vedi scheda film

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La recensione su Juno

di Decks
5 stelle

Ingiustamente preceduto da una campagna anti-abortista, che col vero senso del film ha ben poco da vedere, nel suo secondo film Jason Reitman affronta un problema che può affligere molti giovani senza le dovute precauzioni:

una gravidanza precoce, che scaraventa dei ragazzini nel mondo delle responsabilità degli adulti.

 

Sarà la protagonista Juno a dover vivere tutto ciò. Non a caso, il suo nome allegorico rimanda alla dea Giunone: la giovane adolescente sembra proprio un'incarnazione moderna della dea romana, assumendo alcuni simbolismi non indifferenti. Come la sua corrispettiva divinità, Juno è il simbolo del matrimonio e del parto: due atti che la ragazza tenta di proteggere con tutta sé stessa; i movimenti di Juno sono celestiali, irrompendo, quasi trascendentalmente, nella quotidianietà di una famiglia, annunciandogli un figlio che da anni desideravano. Testerà la sua famiglia prescelta come fosse una fatica eroica, ed infine, grazie al suo forte carattere, nonostante sia stata tradita e ingiuriata dal suo Giove, tornerà da lui per innamorarsene.

 

Il suo consorte però non ha alcun tratto ultraterreno o sovrumano. Egli non è neppure un muscoloso spaccone o un cinico violentatore, anzi, è un ragazzino timido e complessato che perde tutti i preconcetti a favore della plausibilità. 

È sicuramente questo, uno dei punti forti della pellicola: essere umana ed effettiva, senza dover per forza schierarsi in un argomento, quello dell'aborto, ormai a lungo discusso.

Paulie, il giovane maratoneta appassionato alle caramelle all'arancia, è un personaggio interessante proprio nella sua normalità, sia fisica che nel reagire a determinati avvenimenti. Ancora di più lo sono i genitori di Juno: anzichè darci l'ennesima scena madre con urli e facce sbigottite, reagiscono saggiamente e da veri genitori, accettando la scelta della figlia e supportandola, invece che denigrarla.

 

 

 

Una pellicola impregnata di verosimiglianza che segue una ragazzina anti-conformista, invece delle due estreme soluzioni ella sceglie un'alternativa tutto sommato buona: il risultato poteva essere un'ottima commedia, ma dopo aver sollevato svariati argomenti quali amore, matrimonio e libero arbitrio: nessuno di essi viene portato mai a conclusione se non frettolosamente; senza approfondire e lasciandoci a bocca asciutta. Come l'amore tra Juno e Paulie: esso si risolve banalmente e con persino del romanticismo ai limiti del surreale.

Gli elementi di contorno ci sono, il problema è che Reitman non li delinea, ma si limita a colorarli di tinteggiature sgargianti che tentano di strabiliare in una trama priva di smagliature.

 

La regia discreta di Reitman, che al suo secondo tentativo rimane sempre con quel buon gusto di cinema indipendente, è assente da virtuosismi, ma non riesce a far sorvolare sui gravi problemi che la sceneggiatrice Diablo Cody, tramite uno script mediocre, eccessivamente volgare e tremendamente superficiale, provoca al film: prima di tutto, si sente che Cody sia una principiante in fatto di sceneggiature; la sua origine da blogger è qui marcata ai massimi livelli, e, a parte uno stile umoristico che può divertire per la sua ultra contemporaneità, in tante altre scene è una confusione di parole, che toccano furbe ambiguità (come la possibile pedofilia di Mark) e la corda del sentimento facile, arruffianandosi il pubblico con scelte buoniste.

 

A nulla serve, dunque, caratterizzare stilisticamente Juno con abiti colorati e una coda di cavallo, quando la maggior parte delle sue frasi la rendono antipatica e infantile: Juno rischia più volte di simboleggiare quelle giovani confuse, sicure di avere il controllo della situazione, in una sola parola sciocche, quando invece è esattamente agli stessi livelli dell'amica frivola Leah.

L'interpretazione di Ellen Page, da tutti osannata è, a mio parere, molto insicura, ed ella stessa nel suo voler essere troppo spiccatamente femminile e volgare compromette l'intero personaggio. L'unico è Jason Bateman: malgrado abbia il solito e già visto personaggio Peter Pan, dimostra di sapersela cavare sul set con un'insicurezza che trapela da ogni suo sguardo e l'insegnare ai giovani che non esiste solo il presente nella musica o nel cinema.

 

 

Futile e poco aggraziato, il film di Reitman vuole mostrarci la verità attuale dei giovani. Il suo obbiettivo non riesce a causa di una sceneggiatura dilettante e inetta, che finisce per dare un ritratto degli adolescenti come ingenui e volgari. Tutto sommato diverte in alcuni punti sfidando le convenzioni e rivelando le crepe dello status alto borghese. 

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