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Away from Her. Lontano da lei

Regia di Sarah Polley vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Away from Her. Lontano da lei

di zombi
8 stelle

quattro linee parallele corrono vicine, sono le orme degli sci di fiona e grant. fiona prima di partire per una sciata in solitaria, si gira a guardare la casa come a chiedersi se riuscirà a tornare, rivederla o ricordarsela. fiona ha l'alzheimer. questo potrebbe essere il seguito di "l'amore che resta" di gus van sant, se in quel film per la protagonista la storia non avesse deciso diversamente. grant ha visitato l'istituto dove fiona ha deciso di ritirarsi e non vuole assolutamente che fiona ci vada perchè dice spesso, "non mi sono mai allontanato da lei". è una malattia che non perdona e fiona lo sa, si è informata, ed è per questo che rimanere un mese senza vedersi col marito per un certo verso la rinfranca. il film della polley è per me ciò che più si avvicina al giusto trattamento di una malattia degenerativa, rispettando i tempi e i modi di un racconto di fiction. non ci sono piagnistei ricattatori, poichè già di per sè lo è la malattia ricattatoria. ricatta con piccoli miglioramenti, per poi sprofondare la situazioni in peggioramenti repentini, senza se e senza ma. è un'aguzzina e la persona che ne soffre e coloro che l'accudiscono sono ostaggi impotenti. ci si aggrappa allora al ricordo che di questa ci rimane, poichè l'involucro vuoto che abbiamo davanti o andiamo a trovare all'istituto ne è un semplice doppione senza vita. e i momenti che fanno più male sono proprio quelli in cui vediamo fiona con lo sguardo perso nel terrificante vuoto che di lì a poco la reinghiottirà facendola allontanare da grant che le sta costantemente vicino. ma il film della polley è un film anche di attori che ovviamente debbono essere strepitosi. julie christie, gordon pinsent, olimpia dukakis e michael murphy che interpreta aubry, il marito della dukakis a cui fiona(la christie)si attacca e si affeziona. un ruolo che parrebbe facile quello di murphy che consiste nel stare seduto su di una sedia a rotelle per la maggior parte del tempo che viene ripreso, con uno sguardo tra l'ebete e lo smarrito senza mai proferire una sillaba. la dukakis, grande attrice male e poco utilizzata dal cinema, ne è la moglie con tutti i se i ma e i però. e il primo incontro con grant(pinsent)dopo che le ha aperto la porta e ha sentito chi è, è una reazione tanto gelida quanto meccanica: "mio marito non ha fatto niente, anzi semmai è stata sua moglie...", salvo poi ricredersi e fargli varcare la soglia di casa e offrirgli suo malgrado un caffè. grant è a casa sua per un unico motivo e non azzeccherà mai il suo nome, attirandosi l'antipatia della donna che poi invece lo richiamerà per invitarlo ad un ballo per sperare di andarci a letto. "away from her" è un film che sedimenta e ha il pregio di non scatenare emozioni violente in chi guarda. il tono pacato della neo-regista non è una carineria per non dire che il film non è ne brutto ne bello, bensì è la constatazione che l'attenzione dei realizzatori è indirizzata al rispetto del racconto, di chi guarda, di chi soffre una tal piaga, senza per questo addolcire la pillola. fiona non guarirà per miracolo!

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