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Away from Her. Lontano da lei

Regia di Sarah Polley vedi scheda film

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cantautoredelnulla

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Away from Her. Lontano da lei

di cantautoredelnulla
8 stelle

Come può essere vivere sapendo di avere una malattia che cancellerà in breve tempo il momento che stai vivendo? Memento era costruito su questo dramma, ma lì non c'era il drammatico progredire della malattia! Invece l'Alzheimer non ha via di scampo e questo film affronta un tema difficile da digerire, come ogni altra malattia terminale, mostrandoci con misura e responsabilità un amore e una vita in cui la memoria, cioè tutto ciò che leghiamo indissolubilmente a noi facendolo nostro, integrandolo e confondendolo in ciò che siamo, è destinata a essere abbandonata. Come dice meglio di me LorCio nelle pagine del sito, questo film "racconta ciò che dell’amore è più duro da masticare: l’oblio e, quindi, il non ricordarsi la natura e la ragione del proprio sentimento". Forse per questo l'ultima frase del film è proprio "grazie per non avermi abbandonato", è il riassunto di quello che ci è stato raccontato, il non arrendersi, il tentare di conservare oltre ogni ragione.
Il film è un pugno nello stomaco, ma la regista non cerca lo strazio o il coinvolgimento forzato dello spettatore, affronta con un'analisi empirica e oggettiva il tema. E ci parla dell'amore, quello assoluto, ma non esclusivo, quello che si può conoscere e incontrare, non quello che si può solo raccontare e sognare. E questa umanità imperfetta che intride la pellicola è il più importante pregio del racconto perché nell'ostinazione di Grant si riconosce la battaglia esistenziale per la vita.
Ci sono due momenti che mi hanno particolarmente colpito e curiosamente nessuna opinione ha riportato, anche se Giancarlo Visitilli, quando conclude dicendo che "la frase fa molto più pensare rispetto alle tante noiose prediche sulla fedeltà nel matrimonio a prescindere dai pulpiti da cui si predicano" pone l'attenzione sul senso che il film in questi due momenti che ho amato mette chiaramente in luce.
Il primo è quando Grant seduto sul divano incrocia una giovane ragazza con le cuffiette e il cellulare. Scambiano qualche parola, lui le dice che quel posto dev'essere deprimente, lei conferma e dopo aver chiarito che lui non vive lì, ma è lì per visitare la moglie, la ragazza gli chiede perché non è al tavolo con lei e lui le accenna a questo amore che vive la moglie con l'altro malato e a come a lui basti guardarla senza disturbarla, lasciarle il suo spazio, assicurarsi che stia bene. E conclude chiedendo alla ragazza se le sembra piuttosto patetico. La ragazza risponde "avessi io tanta fortuna" riconoscendo la grandezza di un amore maturo, ben al di sopra delle aspettative umane sull'appagamento fisico o delle pretese quotidiane della vita insieme.
Ma anche un amore così grande e generoso, ma umano e reale, ha le sue ombre.
L'altro momento che mi ha colpito è quello che le lascia intuire e svelare, quando Grant incontrerà l'infermiera fuori dalla casa di cura e le chiederà di parlargli di sé e lei scossa accennerà al marito che se n'è andato. In risposta alle supposizioni su ciò che lei possa pensare di Grant e Fiona, lei gli chiederà senza mezzi termini se anche lui non sia stato sempre un marito perfetto con Fiona, visto che lui vive quella malattia come il fio da pagare per gli errori del passato. Questo momento, cruciale perché oltretutto subito prima ha anticipato clinicamente il finale, ci mostra tutta l'umanità di quest'uomo e questo amore.
Nessuno osa mettere in dubbio la grandezza dell'amore mostratoci, eppure questo grande amore non è da manuale. Grant farà anche l'amore con la moglie dell'altro malato nel film, per riproporre ancora l'umanità fatta di carne e ossa dei protagonisti. È bellissimo quindi il modo in cui questa storia viene raccontata. E non c'è dubbio che tutto l'amore di Grant per Fiona sia qualcosa di unico e speciale, qualcosa che ci parla degli intoppi della vita e di come la coppia duratura sia in fondo quella che sa accettare il compromesso richiesto dal tempo che passa e sa rinnovare quotidianamente la bellezza e l'intesa, lo stimolo e il sogno della vita insieme, senza chiedere all'amore, come diceva Luigi Tenco in una canzone che amo molto, "lontane isole che non esistono".

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