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Mr. Brooks

Regia di Bruce A. Evans vedi scheda film

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La recensione su Mr. Brooks

di mc 5
8 stelle

Premessa: proprio mentre stavo per scrivere queste righe, mi è capitata sotto il naso la recensione del buon PM Bocchi, il quale definisce questa pellicola con l'aggettivo "ripugnante". Uh! Che paroloni! Si dà il caso invece (pensa te com'è vario il mondo) che io abbia trovato questo film un onesto thriller e, anzi, qualcosa di piu'. Un film che compensa in buona parte la palese inverosimiglianza con l'originalità della sceneggiatura. Come si può, infatti, ragionevolmente immaginare che un ricco e noto industriale, nonchè felice padre di famiglia, quando calano le tenebre e la città dorme, vada in giro a fare il serial killer per soddisfare la sua parte "marcia"?? Ma quello che mi ha convinto di questa pellicola, al di là della vicenda oggettivamente improbabile, è l'atmosfera torbida, e il modo ambiguo in cui il regista ha "inquadrato" l'impulso omicida del protagonista. Si tratta evidentemente di un uomo malato, la cui devianza è rappresentata in modo suggestivo e particolarmente interessante. La messa in scena, se vogliamo, è a tratti un po' di stampo televisivo, ma non da comune telefilm, perchè l'atmosfera è troppo cupa ed ambigua per essere "mainstream". Adesso la sparo grossa, anzi enorme: certi dialoghi da famiglia per bene riunita (lui, la moglie, e l'ambigua figlia adolescente) che per alcuni saranno da umorismo involontario, a me hanno invece evocato qualcosa di vagamente "lynchiano", nei loro toni grotteschi e ridicoli. Il cast. Abbiamo una Demi Moore (ancora molto attraente, a dispetto dell'età che incalza) che qui dà vita ad una poliziotta sovreccitata e nervosa che non mi sembra un brutto personaggio, anzi. William Hurt, d'accordo, nella sua lunga carriera ha fatto di meglio, eppure anche qui non sfigura, in un ruolo che definire "luciferino" è poco: egli impersona il "doppio" cinico e depravato di Kevin Costner, il suo alter-ego inesistente, creato probabilmente dal protagonista per avere qualcuno, o qualcosa, su cui scaricare parte dei suoi ormai insostenibili sensi di colpa. Comunque Hurt (da sempre sono un suo fan) con quell'espressione ora diabolica, ora assorta, ora eccitata, riesce, anche in un ordinario thriller, ad apparire attore di qualità superiore. E che dire di Costner? Beh, intanto è un dato di fatto la sua fase artistica in netto declino: intendiamoci, qui è diretto bene, il ruolo gli è congeniale e dunque stavolta il risultato lo porta a casa, ma temo che per lui i fasti del passato siano lontanissimi e difficilmente ripetibili. Tutto sommato, allora, un buon thriller, con le atmosfere giuste, e dotato di una sceneggiatura che contiene momenti originali non disprezzabili; tra i film di serial killer, uno dei meno banali visti finora. La cosa migliore del film è la rappresentazione della complessa costruzione psicologica del protagonista e del suo alter-ego: COSTNER integerrimo imprenditore che cade vittima di momenti di devianza che lo rendono schiavo di istinti omicidi, HURT mefistofelico Mr. Hyde che il Dr. Jekyll ha costruito nella sua mente per elaborare e razionalizzare la propria follìa.
Interessante osservare il tormento quasi mistico che travolge Costner, quando lo ritroviamo, nel suo letto, solo con sè stesso, intento a pregare, per scacciare i dèmoni che gli invadono la mente, vale a dire l'insopportabile senso di colpa per i delitti commessi.

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