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Un'altra giovinezza

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su Un'altra giovinezza

di Baliverna
8 stelle

A un uomo colpito da un fulmine accadono fenomeni stranissimi e incomprensibili. Come per Coppola deve essere la vita umana.

Davvero originale questo film. Ha un'atmosfera particolare, sospesa e sinuosa, ed è pervaso da una costante indeterminatezza. La collocazione temporale è infatti sfumata e sparigliata. L'unica data certa è il 1938 a Bucarest: il resto è avvolto come da una nebbia. Sappiamo che il protagonista si sposta in Svizzera e a Malta negli anni successivi, forse anche negli anni '70. Viene accennato un periodo in America Latina. Ma la collocazione temporale è un'illazione. Non sappiamo neppure quando di fatto torni in Romania. Indeterminata è anche la ricostruzione dello strano fenomeno di cui egli è vittima, visto che molti dei sintomi non vengono approfonditi, e spesso lo spettatore deve rinunciare a capire tutto. A volte può supporre: come il sospetto che, più di tutto, sia vittima della sua smania di studiare le lingue antiche. E' forse questa sua brama a consumare e tormentare con le trans la donna che ama. Come se una forza malefica si fosse messa a suo servizio per soddisfare la fregola di conoscenza che lo divora. E, più di tutto: che cosa è realtà e che cosa è allucinazione? Dal punto di vista formale la pellicola è molto curata, sia quanto alle inquadrature che alla fotografia, che ancora agli effetti speciali (poco digitali, per fortuna). E' forse proprio la resa formale e l'atmosfera confusa che destano più di tutto l'attenzione e che coinvolgono lo spettatore. Quanto agli argomenti trattati, ho sentito parlare anch'io di persone che, dopo uno shock o un incidente, vanno in trans e parlano lingue sconosciute. Ma è evidente che il ringiovanire sia un'invenzione letteraria e filmica. E' chiaro, in ogni caso, che Coppola svolga una profonda personale riflessione sulla vita, sull'anima e sul tempo, senza per altro trovare rispose. Non è un film perfetto, ma di indiscusso valore, anche se gli incubi di Gene Hackmann in “La conversazione” erano migliori di quelli della presente pellicola. Anch'essa mostra, però, mestiere da vendere. Non dobbiamo neanche pretendere di capire, ma limitarci ad osservare e fare le proprie riflessioni. Resteranno alla fine molti punti di domanda, ma non su una questione: cioè se Coppola sia o no un grande regista.

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