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Jess il bandito

Regia di Henry King vedi scheda film

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La recensione su Jess il bandito

di Baliverna
8 stelle

Darsi al brigantaggio e alla macchia non risolve le ingiustizie sociali: bella versione delle avvenutre del famigerato bandito del West.

Ecco un buon esempio di cinema della Hollywood classica, che ha molto da insegnare al cinema di oggi, quanto a struttura narrativa e fluidità del racconto, e sul come coniugare in modo appropriato azione e sentimenti.

Henry King dirige con la sicurezza di chi ci sa fare, ma sa anche che non deve strafare... Il film rimane infatti misurato e senza eccessi, ma ben scorrevole e compatto. Le scene d'azione sono fatte molto bene, con riprese in corsa, da di fianco e davanti, che fanno pensare a “Ombre rosse”.

Anche la visione dell'eroe è equilibrata. Jess, che inizialmente è un onesto contadino che ci sa fare con la pistola, diventa bandito per opporsi ad una colossale ingiustizia. Ma doveva proprio? E questa è di sicuro la soluzione dell'ingiustizia? Forse no. Il brigantaggio, infatti, gli prende la mano e presto si trova ad uccidere e a rubare, in una girandola di crimini dalla quale è difficile sganciarsi. Oltre a ciò, il tradimento dei compagni è dietro l'angolo, e la famiglia deve pagare con lui. Insomma, quello che per un po' era parso un novello Robin Hood, si ritrova ad essere un criminale come altri, con tanto di taglia pendente.

Nella prima parte della vicenda, cioè nell'affare della ferrovia, vediamo un interessante spaccato sull'inizio del capitalismo americano, con i faccendieri degli imprenditori che truffavano i poveri e ingenui contadini, pur a fronte di venturi guadagni comunque ingenti. E la politica appare piuttosto debole, e succube degli speculatori.

Infine, ho trovato l'ultima parte molto tesa; è una tensione che King crea rallentando in modo opportuno e calibrato l'azione nella casa di Jess, e senza altri artifici tecnici. Ciò significa padroneggiare la tecnica cinematografica.

Tyrone Power è il protagonista, l'eroe, ma non si mangia il film, che rimane corale e variegato. Randolph Scott, ancora giovane, è un po' meno legnoso di come appare nei suoi film della maturità, ma il suo ghigno obliquo ce l'ha già.

L'unico vero rimpianto è per Henry Fonda, grande attore che allora aveva già rivestito ruoli importanti, relegato in una particina secondaria. Ma l'intrattenimento è garantito.

PS: Il doppiaggio recente lascia a desiderare.

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