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Giorni e nuvole

Regia di Silvio Soldini vedi scheda film

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La recensione su Giorni e nuvole

di Baliverna
8 stelle

Buon film, non c'è che dire. Di registi come Soldini ce ne sono troppo pochi oggi nel povero cinema italiano. E' una pellicola ben recitata e ben diretta, con una sceneggiatura attenta alle psicologie, che riesce a catturare i comportamenti umani con le loro sfumature e le loro motivazioni. Trovo a questo proposito molto riusciti il personaggio del collega egoista e ipocrita, che ha complottato con gli altri per buttare fuori il socio, e quello dell'”amico” che mente dicendo di aver già restituito i 3000 Euro. La loro rappresentazione è, con solo pochi accenni, tagliente e realistica. Efficace mi sembra anche il ritratto di vita coniugale dei due protagonisti, che sa rappresentare le diverse situazioni della vita di coppia, quando ci si ferisce e quando ci si perdona, quando ci si tradisce, quando si sbatte la roba e quando ci si chiede scusa. L'immagine di matrimonio che ne esce è una convivenza sì segnata da mille difficoltà, aumentate dai problemi economici, ma anche di un luogo dove è sempre giusto e possibile ritornare dopo le sbandate, e dove bisogna sempre saper perdonare.
Qualcuno afferma che il tema di questo film è la condanna il precariato nel lavoro. Secondo me il discorso è certamente presente, e in modo esteso, ma l'interesse del regista va allo studio delle conseguenze che hanno improvvise difficoltà su una coppia. Lo scossone è forte, la loro vita ne viene stravolta, spuntano paura del futuro e tensioni, e la loro tenuta è messa duramente alla prova. Bisogna però anche dire che il loro tenore di vita era stato piuttosto alto. Poi i due non arrivano alla fame, ma semplicemente devono tagliare molti consumi superflui. La difficoltà viene quindi dalla riluttanza psicologica a dover improvvisamente rinunciare a molti agi a cui erano abituati. Il film, quindi, mi sembra anche riflettere su come sia facile essere viziati dal lusso, la perdita del quale risulta ripugnante e insostenibile. Eppure si può vivere anche senza di esso, come capiscono alla fine i due protagonisti, confortati anche da un bello e simbolico affresco dell'Annunciazione. Molto bravi la Albanese e la Buy, ma anche gli altri sanno il fatto loro. La fotografia scura e la Genova piovosa si accompagnano bene alla drammaticità del racconto, che comunque il regista stempera con alcuni indovinati accenni umoristici.

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