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Planet Terror

Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film

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La recensione su Planet Terror

di FilmTv Rivista
8 stelle

Nell'operazione cinefila originaria Grindhouse, l'horror squirting di Rodriguez veniva per primo, seguito dal capolavoro di Tarantino. E questo già dice qualcosa. Planet Terror sa bene di essere quello che è, ovvero un film di genere (ad animo retroattivo poco importa); sa bene, inoltre, di poter veicolare un'ideologia ribellistica attraverso un sistema di segni visivi e di scrittura in maniera totalmente libera da predominanze retoriche. La morale, in Planet Terror, è evidente: i reietti, siano essi go-go dancer o infermiere lesbiche private delle loro armi del mestiere o soltanto latino-americani "in ombra", sono la vera forza-lavoro del mondo contemporaneo, capaci di ricostruire dalle fondamenta un'intera civiltà (dalle inevitabili implicazioni matriarcali: ricordate Fantasmi da Marte?). Se è vero che il cinema di genere fa teoria "a posteriori", Grindhouse - A prova di morte è dunque la sistematizzazione di un volgare - ma in senso etimologico - che funge ancora da specchio privilegiato dei malumori e delle sacrosante illusioni della società, di ieri oggi e domani. In Planet Terror sono gli emarginati a vincere; in A prova di morte sono i fantasmi. Non so se mi spiego. I ritocchi a gonfiare la durata, per le versioni europee, sono utili al pensiero: non tradiscono la filosofia grindhouse, la rendono sorprendentemente attuale, quando non addirittura opportuna. Perché sono le parole e i minuti in più (e non il gore) a far capire quanto questa tipologia immaginifica abbia bisogno del tempo e di tempo come di una gamba su cui camminare e con cui sparare. Così si scansa perfino l'anacronismo. Rodriguez certo fa l'imbonitore, le sue immagini non sono mai "death proof", non risultano possedute da altri spiriti che non siano palesi e dichiarati; e il luna park resta prepotentemente per terra, attraccato a un porto sicuro di memorie, ricordi, rimandi. Però quel gruppo di persone "sbilenche" che taglia letteralmente i ponti col mondo così com'è riesce a lanciare un monito diretto e poco piacevole da sentire (seppur non nuovo): si deve ripartire dalle briciole.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 40 del 2007

Autore: Pier Maria Bocchi

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