Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film
Applausi. Il miglior Rodriguez di sempre sforna, in combutta con un Tarantino sempre meno autore e sempre più Mentore, un pàstiche delizioso che è, più che esempio DI "cinema di genere", sentito ed ispiratissimo Omaggio AL "cinema di genere". Tutto è infatti curatissimo, controllato al millimetro, consapevolmente Sovraesposto ed ironicamente 'amplificato', in una sorta di dissacrante Iconografia-Iconoclasta che è, essa per prima, opzione estetica 'zombificata', tesa com'è a fagocitare se stessa sulla tavola imbandita del citazionismo più divertito. Meglio ancora, del Culto. Rodriguez - come Tarantino - ama allo spasimo il materiale che saccheggia/omaggia/irride/rielabora. Perciò lo padroneggia con dosi di talento ('non sprecato', in questo caso) non enumerabili. La confezione è, a tratti, sublime. La fotografia 'rovinata', con le finte-lesioni della pellicola, è una chicca per intenditori; e la potenza visiva del grand-guignòl più variopinto & coreografato rinconcilia con una certa, perduta, Idea di Cinema, assai legata al concetto di narrazione per 'immagini-in-movimento', ma non solo. L'evocazione è anche meta-narrativa. E i freaks guasconi & iperstaminici, ottimisti e 'sognatori' disegnati da Rodriguez, appaiono figure tuttaltro che monodimensionali, in un superamento 'laico', progressista ed autenticamente 'solidale' del dogma retorico del 'politically correct vittimista' proprio della totalità dei prodotti mediatici pensati in occidente. Nel finale, brillante e favolesco, c'è posto pure per la Poesia. E' Cinema disarmante. Poichè - con i suoi mille-morti-al-minuto - del tutto Disarmato.
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