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Severance - Tagli al personale

Regia di Christopher Smith vedi scheda film

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La recensione su Severance - Tagli al personale

di ROTOTOM
8 stelle

L’Europa dell’est continua a ispirare la ventata di new horror che sta rinfrescando le sale da un po’ di tempo a questa parte. Est che per quelli dell’ovest è sempre stato foriero di sopraffazione, totalitarismo e violenza e che ora, inzuppato di neo liberismo e puntando dritto verso la più consumistica delle società comunque non riesce del tutto a scrollarsi di dosso l’aura di “zona morta” misteriosa e crudele. Così, i palazzi fatiscenti e le fabbriche abbandonate simbolo della fine dell’oppressione di regime diventano i luoghi dove è possibile la più estrema delle mercificazioni indotte dalla libertà improvvisa che gli sbandati est europei si sono trovati tra capo e collo. Ex militari si trasformano in bestie allo stato brado, mercanti randagi di corpi da macello. Il denaro può comprare tutto e tutto si può barattare. Hostel in questo senso ha aperto la strada ad altri prodotti del genere. Severance prende il nome di un campo di addestramento disperso tra i boschi dell’Ungheria in cui un gruppo di dirigenti della Palisance Defence, produttrice mondiale di armi, si ritrova per un meeting, un role playing, tutti i vari –ing che connotano la delirante organizzazione delle multinazionali. Il film è una sorprendente commedia nera striata di rosso, prende spunto dalla black comedy inglese per mettere in scena l’inevitabile macello degli sprovveduti piombati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Il regista Christopher Smith reduce da un irrisolto Creep-Il chirurgo, stavolta ha il merito di tenere in pugno il film fino alla fine mostrandosi estremamente capace di gestire il perfetto equilibrio tra slasher e commedia amalgamandone i registri alla perfezione. Anche tecnicamente dimostra un’ottima mano, soprattutto nel flash forward iniziale in cui introduce quello che succederà poi e che chiuderà idealmente il cerchio della storia e nella rappresentazione delle storie di paura che i dispersi si raccontano a tavola sulle leggende circolanti su l’Est Europa, sui luoghi abbandonati, la storia cupa e misteriosa e le milizie allo sbando nei boschi dopo la caduta del comunismo. Storie che si riveleranno assolutamente vere. Ironia e grand guignol si mischiano efficacemente così da essere sempre inaspettata la reazione dei personaggi di fronte ad una data situazione, il ritmo non ha pause e le idee abbondano fino ad arrivare al parossistico con l’abbattimento di un aereo di linea. Per sbaglio però. Gran finale à “La belva col mitra” in cui i supersiti vengono salvati dal provvidenziale arrivo di una seminuda tettuta escort armata e vendicativa. Da vedere.

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