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Nella valle di Elah

Regia di Paul Haggis vedi scheda film

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La recensione su Nella valle di Elah

di mc 5
8 stelle

Ricordate quando uscì "Crash"? L'Italia si divise in due: da una parte i cuori di pietra ("furbata finta, ricattatoria e buonista") e dall'altra gli animi sensibili ("dramma sulla solitudine di corpi che hanno paura perfino a sfiorarsi"). Per la cronaca, io appartenevo agli "animi sensibili", dato che difesi a spada tratta il film. Ora Paul Haggis ci riprova con la regìa (e ovviamente con la sceneggiatura). A giudicare dalle prime recensioni apparse in rete, stavolta l'accoglienza sarà meno discordante; pare infatti che le opinioni positive siano largamente prevalenti. E in effetti l'ho trovato un film di grande potenza, efficacissimo nel suo rigore, nella sua asciuttezza ed essenzialità. E questo grazie alla bella sceneggiatura dello stesso Haggis e ad un ottimo cast. Un ex sergente di polizia in pensione, non avendo piu' notizie del figlio militare appena rientrato dall'Iraq, decide di ripercorrerne il cammino a ritroso, per ricostruirne gli ultimi giorni. E per lui sarà una discesa agli inferi perchè scoprirà un verminaio di ipocrisie, di segreti ignobili e di azioni non sempre legittime che comunque vengono nascoste dietro la parola "patriottismo". Per lui, che ha passato una vita in polizia all'insegna di solidi principi morali, la delusione è pesantissima e quasi insopportabile. Il senso del film è evidente: stimolare nel pubblico la riflessione sulla politica militare del governo americano e sulle sue scelte "muscolari" irresponsabili, che creano dolore e sofferenza nel quotidiano di tante famiglie che vedono i loro giovani partire per un viaggio all'inferno. E tutto questo non passa attraverso un cinema "politico" o di denuncia; no, questo è cinema di narrazione, è solo una storia (ben scritta), la vicenda di un uomo solo col suo dolore, che scava nella realtà e sotto la superficie scopre un mondo di omertà che non conosceva. Purtroppo il film si ispira a fatti realmente accaduti (e non facciamo fatica a crederlo). Che stia nascendo un nuovo filone di film sulla guerra come avvenne col Vietnam? E' troppo presto per dire se uscirà un nuovo "Platoon", ma una cosa è certa: una grandissima parte dell'opinione pubblica americana è inquieta e insoddisfatta sulle tante giovani vite sacrificate sul fronte iraqeno. Anche perchè poi (esattamente come accadde col conflitto vitnamita) c'è un problema sociale enorme da affrontare, quello dei reduci, molti dei quali tornano sconvolti ed alterati, con serie difficoltà di reinserimento nella società, gente per la quale nulla sarà mai piu' come prima; in molti casi i traumi subiti li trasformeranno in individui cinici e disumani, proprio come i giovani commilitoni del figlio con cui il protagonista si trova, sconcertato, ad interloquire. Il vero problema è che molti di questi ragazzi vengono plagiati dall'ambiente militare e dal suo regime di disciplina e fedeltà assolute: quando questi princìpi di ferro si scontrano con l'orrore del fronte, i giovani non riescono piu' a distinguere il Bene dal Male e si trovano a compiere gesti atroci, tipo infierire sadicamente su prigionieri o feriti. Mi è piaciuto tantissimo il personaggio protagonista, Haggis lo ha definito splendidamente in tutta la sua vulnerabilità di ex-militare tutto d'un pezzo la cui fede nell'esercito vacilla sotto i colpi di una nuova realtà disumana che lui non riesce a comprendere. Il cast è eccellente. Con un solo piccolo rammarico: che il ruolo di Susan Sarandon sia un po' sacrificato e non sufficientemente valorizzato. Tommy Lee Jones qui è da Oscar, interprete magistrale. In certi suoi sguardi attoniti e pietrificati nell'ascoltare i discorsi dei giovani militari, c'e' qualcosa che esprime le qualità di un attore magnifico. Discorso a parte per Charlize Theron: è straordinario constatare quanto sia perfetta e credibile in questo ruolo; e pensiamo che si tratta in realtà di una modella fra le piu' belle donne del mondo: ora è anche una bravissima attrice, senza piu' nessuno dei pochi dubbi che ci erano rimasti. Film appassionante. E commovente, ma in modo tutt'altro che scontato e senza ombra di retorica.

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