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Il treno per il Darjeeling

Regia di Wes Anderson vedi scheda film

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BobtheHeat

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La recensione su Il treno per il Darjeeling

di BobtheHeat
8 stelle

Si potrebbe salutare l’uscita in sala del nuovo film di Wes Anderson "Il treno per il Darjeeling" con la classica frase, “meglio tardi che mai” , dato che dalla sua controversa (come consuetudine i film del giovane regista americano dividono sia la critica che il pubblico) presentazione all’ultimo Festival di Venezia, son passati circa 8 mesi ! Niente di nuovo, perche’ mai come quest’anno i film “festivalieri” sono stati distribuiti in modo a dir poco imbarazzante e alcuni sappiamo bene che mai verranno messi sul mercato (Redacted di De Palma). Chi avesse intenzione di vedere "Il treno per il Darjeeling" dovra’ comunque affrettarsi: perche’ farlo uscire il ponte del 1 Maggio, contemporaneamente a un Blockbuster come “Iron Man” equivale ad un (ennesimo, vedi “L’Assassinio di Jesse James) suicidio commerciale. Complimenti. A dire il vero, il film gia’ in partenza, per come e’ “costruito”, e' destinato serenamente all’insucesso economico. Ma dove trova Anderson i soldi per realizzare film cosi' "folli"? "Il treno per il Darjeeling" e’ infatti
il “tipico” film di Wes Anderson, regista del tutto originale e assai poco convenzionale, lontanissimo dai canoni medi della produzione Hollywoodiana e del suo abituale pubblico.
Abitato da molti suoi attori feticcio, ad incominciare da Owen Wilson, senza dimenticare la felice comparsata iniziale di Bill Murray e la partecipazione di Angelica Huston, il film ha al centro dell' attenzione l’ennesima famiglia “strampalata”, qui composta da tre improbabili fratelli (si frequentrebbero come amici?) , che dopo un lungo periodo si ritrovano per un viaggio in treno in India alla ricerca della madre sparita dopo la morte del padre: contestualmente, come nella tradizione di ogni road movie che si rispetti, la loro (dis)avventura diventera’ ovviamente un viaggio alla ricerca di sé e l’occasione per cercare di ritrovare, attraverso lo scontro/incontro delle loro singole nevrosi, i loro legami perduti. Detta cosi’, sembrerebbe dunque una storia vista e rivista: ma non e’ affatto cosi’.
Perché Wes Anderson è Maestro dell’antinarrazione, della non linearita’. Il suo e’ essenzialmente un Cinema fatto di magnifiche scenografie che tutte insieme vanno a formare un luccicante mosaico piu’ che una storia.
Di curiose macchiette piu’ che di personaggi.
A lui soprattutto piace perdersi in “coloratissime” divagazioni, in gag fumettistiche e surreali, in situazioni umoristiche divertenti ma spesso venate dalla malinconia. Un insieme di scene che i suoi ammiratori troveranno poetiche, mentre i suoi detrattori, o comunque coloro che faticano ad entrare nell'Universo del regista, troveranno vuote e tediose, quando non irritanti. Mi ero personalmente ritrovato tra quest’ultimi all’epoca del precedente «Le avventure acquatiche di Steve Zissou». Allora mi ero sentito semplicemente un estraneo e mi ero fatto, senza giri di parole, due palle cosi'.
Non e’ stato cosi’ questa volta. Tutt'altro.
Chi amera’ molto il film, non dovrebbe perdere l’occasione di vedere anche il suo naturale ”prologo” : almeno cosi’ era stato concepito originariamente dal regista.
Ovvero il corto “Hotel Chevalier”, dove ritroviamo uno dei fratelli (Schwartzman) incontrare la bellissima moglie dalla quale è fuggito (Natalie Portman) in un lussuoso
albergo di Parigi. In rete e’ facilmente reperibile.E’ delizioso: e questo non, come penseranno i maligni, perche’ Natalie Portman e’ “nuda” o lo è troppo poco.
Ma per merito dell’atmosfera che si respira, della messa in scena e della struggente canzone di sottofondo. Dunque degli elementi su cui si poggia il cinema di Wes Anderson. Piaccia o meno. VOTO: 8

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