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Il treno per il Darjeeling

Regia di Wes Anderson vedi scheda film

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La recensione su Il treno per il Darjeeling

di mc 5
8 stelle

L'aggettivo che di solito si usa per definire i personaggi dei film di Wes Anderson è "stralunato". E anche questa volta calza a pennello per definire questi tre fratelli protagonisti che piu' diversi fra loro (anche fisicamente) non potrebbero essere. Ho visto sia "I Tenenbaum" che "Le avventure acquatiche" ma non posso definirmi un profondo conoscitore dell'opera "Andersoniana", in quanto pur avendo apprezzato quei due film, non ho mai ritenuto di approfondirne il contenuto e le caratteristiche in senso critico. Coloro che invece sono amanti ed esperti del cinema di Anderson mi pare siano concordi nel giudicare questo film un gradino (o due) piu' in basso rispetto alle precedenti opere. Personalmente, a giudicare dal trailer (che imperversava da qualche mese), mi ero fatta un'idea di una pellicola alquanto deboluccia e invece (forse proprio perchè non nutrivo aspettative esagerate) mi sono ampiamente ricreduto e mi sono calato piacevolmente, per poco piu' di un'ora e mezzo, in un mondo bizzarro, colorato, vagamente demenziale, avventuroso e -appunto- stralunato. Secondo me se non si accetta il meccanismo, cioè se uno non si predispone ai pensieri e ai gesti folli ed irregolari di questi tre fratelli, rischia di annoiarsi. Sì, perchè la sceneggiatura non è che preveda chissà quali svolte narrative: qui è tutto giocato sui dialoghi e sulle schermaglie fra i tre protagonisti. Il tutto sullo sfondo di un'India coloratissima e legata alle sue tradizioni arcaiche. Ma a questo punto avrei un piccolo "giallo" da risolvere e chissà che qualcuno non possa darmi una mano... Il film è preceduto da un cortometraggio che vede protagonisti Jason Schwartzman (uno dei tre fratelli) e una seducentissima Natalie Portman. Ebbene, questo piccolo film (che tuttavia viene indicato nei titoli come "prima parte" e non come prologo) viene regolarmente proiettato nelle sale: e allora perchè mai ho già letto in tre recensioni raccolte in rete che il "corto" in oggetto è circolato solo per i vari festival ed è escluso dal prodotto destinato alle sale? Che esistano due versioni di questo corto? Boh. Secondo me è che i critici vivono nel loro mondo fatto di festival e di anteprime per la stampa per cui tendono ad ignorare il punto di vista dei "cristi" paganti come il sottoscritto...Il film, lo riconosco, sarà anche un pò tendente al minimale, però l'idea di tre persone che si cimentino in un viaggio iniziatico spirituale attraverso l'India per ritrovare sè stessi e il loro equilibrio smarrito, beh mi sembra un concetto piuttosto affascinante, o quantomeno suggestivo. Questi tre personaggi hanno fra l'altro da poco perso il padre ed è anche, il loro, un viaggio nel dolore e nell'elaborazione di questa grave perdita. Però non tutto sembra funzionare come dovrebbe. Innanzitutto ad ogni tappa pare che gli screzi (peraltro già pre-esistenti) fra i tre anzichè essere neutralizzati finiscano con l'emergere sempre di piu', fino ad arrivare allo scontro fisico. Altra figura che domina su tutti e tre è quella della madre, la Grande Assente della loro vita, una madre ritiratasi a vita spirituale proprio in quei luoghi che essi stanno percorrendo. Inevitabile dunque l'incontro con la Madre (una Anjelica Huston secondo alcuni divina, per me invece tutt'altro che entusiasmante...). Spassosissima la prima parte del film con le avventure sul treno, che vedono alternarsi: un serpente misterioso, una graziosa indianina ribattezzata "limonata dolce", e un antipaticissimo controllore. E naturalmente loro, i tre fratellini che non fanno altro che azzuffarsi, rinfacciarsi, offendersi. Ad un certo punto però, si verifica un evento tragico che li influenzerà e li renderà sicuramente piu' consapevoli ed uniti. Difficile inquadrare il tipo di umorismo utilizzato da Anderson, in quanto piuttosto originale ed "inafferrabile", un mix di sofisticato e di elementare che -mi rendo conto- non può essere colto ed apprezzato da tutti. Fra Anderson ed alcuni dei suoi attori si è evidentemente creato un clima di forte complicità, dato che diversi di questi sono presenze ricorrenti nelle sue opere. E allora parliamone, di questa "triade" di bravissimi attori. Jason Schwartzman che, non so bene perchè, forse per i baffi, mi ricorda vagamente il nostro Adriano Giannini. Jason fra l'altro ha anche contribuito alla sceneggiatura. Adrien Brody, che esibisce una "maschera" straordinaria, quasi sempre triste, assorta o rassegnata, e che è sempre piu' magro ed allampanato. Owen Wilson invece merita qualche parolina in piu'. Qui lui appare col volto coperto da bende e fasciature varie: sembra quasi un riferimento vago e grottesco alle sue tristi vicende personali dominate da una forte depressione che lo aveva spinto verso estreme manìe autodistruttive, a quanto pare ora fortunatamente rimosse. E comunque, malesseri personali a parte, sembra che Wilson sia davvero maturato come attore, e che si sia lasciato alle spalle il ruolo predestinato da biondo figaccione impenitente. Della Portman ho già detto, ma vorrei qui ribadire che in appena 12 minuti di presenza sullo schermo sfodera una sensualità e un'attitudine seduttiva da far paura. E poi ci sono due cammei da segnalare. Uno illustre di cui tutti hanno parlato, Bill Murray, e un altro -meno popolare ma ugualmente significativo- del regista Barbet Schroeder in una inedita veste di meccanico di automobili. Molto interessante e funzionale la colonna sonora, da cui voglio segnalare tre pezzi da brivido lungo la schiena: "Powerman" dei Kinks, "Where do you go to" di Peter Sarstedt, "Play with fire" dei Rolling Stones. Riassumendo: un film stralunato che non è un film per tutti, ma che richiede preventivamente al pubblico la totale adesione ad un umorismo scombinato, leggero, grottesco e con qualche tendenza al nonsense.
Voto: 8 e 1/2

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