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Sogni e delitti

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Sogni e delitti

di Decks
6 stelle

Terza parte del trittico londinese del celebre Woody Allen, la cui traduzione italiana ha fatto perdere molto del significativo titolo originale, esso è il film più debole dei tre capitoli, che continua (goffamente) sulla scia del noto "Match Point", esplorando temi, quali l'analisi del crimine e del senso di colpa, già presenti nelle precedenti pellicole.

"Cassandra's Dreams" è difatti il vero titolo dell'opera, che, oltre a simboleggiare in senso puramente materiale una barca acquistata dai due protagonisti, metaforicamente è l'esternazione fisica di sogni e ambizioni di ricchezza, rincorsi dai due fratelli con ossessività e cupidigia finendo per essere travolti e catapultati in una vera e propria tragedia greca. Ed ecco che il titolo acquista una nuova forma; alludendo a quella mitologica Cassandra le cui previsioni erano sinonimo di grosse sventure. Come lo è quella innocua barchetta, che fin dall'inizio in quello sfondo di colori grigi e con uno sguardo all'ignoto dell'oceano, trasmette un senso di inquietudine e pronostici funesti. Allen vuol bene alla mitologia greca, e lo mostra catapultandoci in un moderno dramma, fatto di personaggi ai limiti del mitologico; tanto sono marcati i loro difetti e peccati. Vi è un vuoto esistenziale nella società, la quale fa posto esclusivamente al successo e al denaro. Non esiste pietà intorno a persone disposte a tutto pur di soddisfare un egoistico desiderio materiale.

Tra delitti e soglie morali di non ritorno, si affaccia una splendida fotografia di Zsigmond, lucida e capace di manifestare l'emotività dei due personaggi con pochi particolari. A colori accesi e saturi in situazioni di ipocrita felicità, vanno a contrastarsi scene dai colori più scuri che fanno emergere tutti i rimorsi e le colpe dei due protagonisti, dove un fuoco accende i volti scandalizzati e senza possibilità di redenzione. Anche sulla sceneggiatura e la regia non c'è niente da dire, Allen accompagna le due vicende con un movimento di camera fatto di carrellate all'indietro, in avanti o semplici piani sequenza magistrali, mentre le sceneggiature sono deliziose: con dialoghi culturalmente elevati, trascinanti ed un velo di ironia e humour. Buone anche le colonne sonore, che pur non essendo particolarmente originali, riescono bene nel loro scopo di creare una sempre più incalzante tensione nello spettatore.

 

Tutto ciò purtroppo non riesce a salvare il film da un senso di già visto, dove non aiuta certo la prova del cast. Allen segue (troppo) le orme di "Match Point" (persino l'andamento musicale non si discosta più di tanto) riproponendo persino una sorta di storia romantica melo-drammatica, scarna e mal eseguita, perdendo in originalità e finendo per presentare una brutta copia del lungometraggio del 2005. La satira sociale non è abbastanza incisiva e sul piano del noir (nonostante il clamoroso finale) non colpisce, se non per quel rapporto tra Ewan McGregor e Colin Farrel con Philip Davis, al cui posto viene messa una storia romantica, già precedentemente citata, del tutto dimenticabile.

I due fratelli protagonisti, oltretutto, non funzionano nell'ambito recitativo: McGregor non è all'altezza del personaggio tessutogli intorno, non convince e a tratti è persino poco credibile. Farrel, con la sua staticità fisica e facciale, fa perdere tutta la drammaticità del personaggio, risultando addirittura fastidioso in alcuni momenti, dove fa crollare irremediabilmente, causa l'incompetenza, scene ad alto tasso di suspance. I personaggi secondari purtroppo non sono ben caratterizzati e presto si riducono a delle macchiette, presto dimenticate, e abbandonando malamente il rapporto che ci veniva mostrato con essi fin da inizio film (su tutti il padre dei due fratelli). Solo Tom Wilkinson risulta apprezzabile: un diavolo tentatore ben vestito, manipolatore di quella famiglia la cui imprenscindibile lealtà assume connotati mafiosi. Da ricordare la proposta sotto l'albero durante la pioggia, la scena più incisiva del film.

Nonostante sia un gradevole, e ottimo, esercizio di stile, Allen ci lascia un film senz'altro efficace, ma che manca in profondità e intreccio, con delle analogie mal eseguite della pellicola del 2005, un cast e dei secondari mediocri e qualche scena da scartare.

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