Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Voto 7; Un film in cui l'amore dovrebbe essere al centro del tutto, ma che circondato da tutte le degenerazioni e le impurità che lo pervadono finisce per perdere la sua purezza. L'amore della giovane ragazza per il maturo scrittore sembrerebbe puro, quello per il rampante ereditiero insano e inopportuno, quella per la moglie opportunista e quello per Mathilda May, bella e fascinosa editrice, sembra platonico ma per lo meno sincero. In questo film si parla d'amore e di tutte le sue sfaccettature ma lo si fa in modo un po' distaccato, la commozione e le lacrime si accennano appena, i modi dire "ti amo" o "non posso fare a meno di te" sono appena accenati in contesti sfuggenti e in momenti di passaggio; il regista sembra essere un po' demoralizzato, per lo meno pessimista (vero bradipo, l'ho notato anche io quel bel momento del matrimonio con chiusura su un nero male augurante) nella sua rappresentazione in cui l'innocenza del peccato dovrebbe essere giustificato dall'amore puro ma che non trova ragion d'essere nella cinica e spietata visione di una realtà troppo egocentrica per accorgersi del prossimo, figuriamoci dell'amore. La figura della giovane Ludivine Sagnier viene sottoposta ad un processo di redenzione che passa attraverso la contradditoria testimonianza del suo amore; cerca di salvarsi dicendo la verità, ma in nome della verità infanga il suo vecchio amore e salva il pazzo marito. Per quanto riguarda le interpretazioni salvo solo quella di Benoît Magimel, bravo nella sua interpretazione del ricchissimo figlio annoiato, innamorato; lascia subito presagire, grazie anche ad una scenaggiatura che in questo colpisce nel segno, la possibilità di una degenerazione violenta che trova il suo apice, non tanto nell'omicidio dello scrittore ma quanto in quello del fratello piccolo.
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