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Open Water 2: Alla deriva

Regia di Hans Horn vedi scheda film

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La recensione su Open Water 2: Alla deriva

di Furetto60
6 stelle

Discreto thriller. Seguito di "Open water"

Sei amici di lunga data che non si vedono da tempo, hanno la brillante idea di fare una sorta di rimpatriata, cosi decidono di accettare l’invito a bordo di uno yatch  di uno di loro, l’apparente ricco e scapolo donnaiolo Dan, che fa coppia momentaneamente con la bella Michelle. Li raggiunge Zach in sella alla sua moto accompagnato dalla sua fidanzata Lauren. Inoltre ci sono un’altra coppia di amici, Amy con suo marito James e la loro bimba neonata Sara. Amy indossa subito un giubbetto salvagente, perché come sapremo dai numerosi flashback inseriti sapientemente nel contesto narrativo, ha terrore dell’acqua, in quanto da bambina ha assistito impotente al casuale annegamento del padre nell’oceano. Lo champagne scorre a fiumi nell’allegria generale. Poche ore dopo essere salpati, il gruppo getta l’ancora in mare aperto, Il sole picchia ed il gruppetto decide di fare un bagno rinfrescante. A bordo rimangono Amy che deve badare alla bambina e Dan che maliziosamente vuole sfruttare il momento per rivangare un po’ i bei tempi andati, evidentemente in passato,c’è stata una storia tra loro. Improvvisamente con una trovata idiota, ritenendo cosi superficialmente, di aiutare Amy a vincere le sue paure,Dan la prende in braccio e la scaraventa in mare. Anche lui poi si butta in acqua insieme con gli altri, ma dimentica un dettaglio fondamentale, cioè calare la scaletta, cosi ciò che doveva essere solo un banale scherzo, si trasforma in un errore fatale che condanna tutti quanti a un disperato stillicidio, non c’è verso di risalire sull’imbarcazione e di volta in volta, tutti i tentativi falliscono. Ovviamente l’evento drammatico diventa anche il pretesto, per serrati confronti e scontri psicologici, si verrà a sapere che il battello non è di proprietà di Dan, che ha bleffato su tutto, anche sulla sua presunta ricchezza. Sulla scia di “open water” di cui sarebbe il seguito ideale, questo thriller, nella sua disarmante semplicità, funziona alla grande. Intrigante e inquietante è l’idea di come sia facile, che una situazione normale, di routine, possa trasformarsi di punto in bianco in tragedia, per un’inezia. E’ vero che i personaggi sono un po’ stereotipati, e la storia ricalca il solito cliché dei protagonisti che uno ad uno, inesorabilmente soccombono, ma la tensione resta comunque altissima e il mare è una location assolutamente efficace, nel restituire la forza sinistra della natura e la pochezza dell’uomo, inadeguato rispetto ad essa. I ripetuti flashback della tragedia personale vissuta dalla giovane Andy, incrementano il pathos, non sono invasivi e contribuiscono a dare ritmo alla vicenda. Niente male anche il finale abbastanza sorprendente. E’ ambiguo e per questo lascia inevitabilmente qualche dubbio, oltretutto a detta del regista, s’ispirerebbe ad un fatto realmente accaduto.

 

 

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