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Open Water 2: Alla deriva

Regia di Hans Horn vedi scheda film

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La recensione su Open Water 2: Alla deriva

di amandagriss
8 stelle

Anni addietro, in linea con la stagione estiva, uscì nelle sale Open water, pellicola 'vacanziera' low budget dai tragici risvolti.Raccontava la storia finita male di due giovani coniugi in vacanza ai Caraibi, i quali, durante un'immersione di gruppo, vennero, per errore, abbandonati in pieno oceano, in balia delle correnti, della variegata, non sempre innocua fauna marina e del panico soverchiante. Soli, immersi fino al collo nell'acqua che li circondava a perdita d'occhio, resistettero a lungo per poi cedere -complici le ferite riportate, lo sfinimento fisico e mentale- all'ineluttabile destino travestito da squalo bianco. Alla deriva è sulla stessa linea d'onda (ops!), ma lo stile è molto meno amatoriale del prototipo (camera a mano, riprese tremolanti, inquadrature fisse, montaggio ridotto all'osso) e più cinematografico. Anche qui da una storia vera (?), è l'incredibile vicenda di un gruppo di amici in vacanza su un piccolo yacht al largo delle coste messicane. Tutti si tuffano in mare, nessuno provvede a posizionare la scaletta per la risalita, lo scafo è alto, liscio e scivoloso: come fare per tornare a bordo? Scoppia il panico con effetti devastanti. Il regista, con un occhio puntato alla forma (immagini raffinate, eleganti ma dall'effetto non meno crudo -gioca la carta del contrasto-), crea una palpabilissima, spesso insostenibile tensione che regge per tutto il tempo, si sofferma sul sottile, efficace lavoro delle psicologie, sulla concatenazione dei tragici destini che la situazione ha innescato e sull'impatto emotivo del pubblico in sala che, per empatia, soffre ed agonizza come gli sventurati sullo schermo. Ben scritto (anche se poteva essere evitato il classico cliché della 'terapia d'urto' dove un personaggio traumatizzato si ritroverà ad affrontare una situazione -estrema- che ha in sé proprio le caratteristiche che furono all'origine del suo shock) e ben girato, Alla deriva è un'opera al cardiopalma: panico ottenebrante, angoscia, disperazione, nervi a fior di pelle, rabbia, accuse reciproche, terrore per le conseguenze dell'amor di baldoria che ha portato a trascurare prudenza e sicurezza, gesti inconsulti (dettati dalla paura di fare una fine ancora più terribile di quel che si crede), rassegnazione ma anche senso di colpa, desiderio di riscatto e dolore che si consumano nell'arco di una giornata a 'mollo forzato' nelle cristalline acque eccezionalmente sgradevoli (le riprese a pelo d'acqua ne restituiscono intatta la sensazione), insidiose, nemiche. Ma un modo per risalire sulla barca non esiste davvero o gli occhi accecati dal terrore non riescono ad individuarlo? Terribile trovarsi ad un palmo dalla salvezza e non poterla afferrare. Ancora più terribile sapere che il disastro poteva essere scongiurato senza arrivare a conseguenze irreversibili. Sono i danni della convivenza coatta, del panico senza freni che partendo da una personalità più fragile contagia l'intero gruppo. Film intelligente, kattivo, beffardo. Sicuramente da vedere.

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