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Non violentate Jennifer

Regia di Meir Zarchi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Non violentate Jennifer

di DeathCross
8 stelle

Rape & Revenge sulla scia di "Last House on the Left" (ma la storia sarebbe ispirata ad un fatto in cui si era imbattuto il regista), a differenza del film di Craven qui la Vendetta è 'operata' dalla vittima stessa, e non dai genitori: scelta narrativa non priva, ovviamente, di conseguenze sul piano dei contenuti.

 

Subita la terribile umiliazione dello stupro, Jennifer, giovane scrittrice emancipata, si risolleva, 'rinasce', nella simbolica scena della doccia post-trauma, dall'abisso psicologico in cui è stata precipitata,  per attuare la più spietata e meglio architettata delle vendette, dopo aver confessato preventivamente il suo progetto in chiesa, vestita di nero in quanto 'incarnazione' della Morte. Poiché lo stupro è stato reso possibile grazie all'unità del branco, la nostra eroina intuisce che il motto "dividi et impera" descrive la migliore (e unica) strategia possibile per punire la banda di depravati. Il non tanto fortunato primo contendente è Matthew, l'idiota del gruppo: questi aveva disobbedito agli ordini del capobranco lasciando in vita la sventurata, ma tale 'atto di pietà' era però dettato solo dalla codardia del personaggio, e comunque anch'egli aveva tentato, senza successo, di violentarla; inoltre lo stupro era stato deciso proprio per soddisfare il suo desiderio e 'liberarlo' dalla sua verginità. Prima di ucciderlo, Jennifer seduce il giovane imbecille e si concede sessualmente a lui, per poi impiccarlo portandolo finalmente al definitivo completamento dell'atto sessuale. "He really came. He actually came.", dirà la ragazza al prossimo condannato, ovvero il capo della banda, rovesciando un po' le aspettative dello spettatore (il sottoscritto, per lo meno, si aspettava il leader nel "gran finale"). Johnny, questo il nome del personaggio, gestisce una pompa di benzina e ha pure una famiglia composta da moglie e due figli, e ciò sottolinea l'ipocrisia di quest'uomo e rende ancora più realistica la pellicola, poiché spesso i peggiori individui sono le persone apparentemente più rispettabili. Come Matt, anche lui viene attirato da Jenny attraverso la seduzione, e fino all'ultimo non si accorge della trappola mortale in cui si è infilato, tanto che passa qualche secondo prima che si accorga di essere stato simpaticamente evirato dalla divinamente bella e terribile ragazza ("That's so sweet it's painful." dirà prima di ululare per il dolore e il terrore). Eliminati lo scemo e la mente del gruppo, restano da sistemare soltanto i due 'esploratori' (quelli che accalappiarono la canoa di Jennifer), Stanley e Andy, i quali, però, avuta notizia della sparizione dei compagni, risultano decisamente più preparati. La protagonista quindi non può adoperare la collaudata tecnica seduttiva, ma comunque riesce a completare il suo piano punitivo grazie alla sua agilità e intelligenza, uccidendo senza troppa fatica entrambi i giovani.

 

Alla sua uscita nelle sale, "Day of the Woman", ribattezzato poi, con profondo disappunto del regista, "I Spit on your Grave" (e portato in Italia con un titolo imbarazzante per la sua sconcertante banalità), suscitò un putiferio piuttosto notevole, e fu definito perfino un film maschilista. Col tempo, però, è stato rivalutato, e io direi anche giustamente: infatti, la brutalità con cui viene rappresentato lo stupro non risulta affatto eccitante o pornografico, ma anzi mette a disagio lo/a spettatore/rice, insinuando in particolare nei maschietti un senso di colpa e di vergogna. Il pubblico, assistendo alle umiliazioni inflitte a Jennifer, non può non provare compassione per lei (a meno che, certamente, non si vada a considerare un maniaco sessuale e/o un maschilista, magari moralista), e quando la ragazza mette in atto la sua vendetta diventa naturale tifare per il successo della sua nobile e liberatoria impresa. L'immagine del macho dominatore viene completamente smantellata nella pellicola, e, in un dialogo tra Johnny e Jennifer, viene anche (giustamente) sconfessata l'aberrante e assai discutibile teoria di matrice reazionaria secondo la quale lo stupro sarebbe 'giustificato' dagli ammiccamenti sensuali e dai modi di vestire di alcune ragazze.

 

In conclusione, il film rappresenta un ottimo atto d'accusa contro l'orrenda piaga dello stupro, e poggia la sua forza soprattutto sul realismo, sulla crudezza della messa in scena, enfatizzata dall'assenza di una vera e propria colonna sonora musicale (fatta eccezione, forse, solo per il disco che la protagonista riproduce durante l'agonia di Johnny). Consigliato.

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