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L'età barbarica

Regia di Denys Arcand vedi scheda film

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La recensione su L'età barbarica

di mc 5
8 stelle

Questo meraviglioso film mi ha divertito, emozionato e commosso. Avevo apprezzato anche le due opere precedenti di Denys Arcand (si tratta di una trilogia) ma questa mi è parsa decisamente la migliore. Arcand possiede questa attitudine a leggere i nostri anni alla luce del suo pessimismo, individuando -come dice lui stesso nelle interviste- un nuovo Medio Evo verso il quale ci stiamo avviando. Il film mi ha coinvolto parecchio a livello emotivo, forse perchè il protagonista, con le sue disavventure tragico-grottesche, riesce ad evocare situazioni e problematiche in cui non è difficile riconoscersi. I suoi dubbi, la sua incapacità ad identificarsi nella follìa quotidiana e nel grottesco dei gesti di ogni giorno, è qualcosa che appartiene a ciascuno di noi. Solo che non tutti hanno la voglia e/o il tempo di esserne consapevoli. L'aggettivo (spesso abusato quando si parla di cinema) "visionario", qui è invece appropriato, dato che la forza "visionaria" di quest'opera è travolgente. Riflettendo sul senso del film mi sono tornati alla mente certi editoriali di Giorgio Bocca sull'Espresso (strano collegamento, vero? credo di essere il solo a cui vengono in mente certe cose...): anche a lui càpita spesso di osservare il lato grottesco delle nostre avventure quotidiane estrapolandone dei sintomi significativi della crisi irreversibile a cui il sistema occidentale è condannato. Proprio come Bocca (e senz'altro come il sottoscritto) il protagonista è sconcertato e fatica ad adeguarsi ad una civiltà in cui non si riconosce piu'. E l'accusa di passare da reazionari ostili alla modernità è sempre dietro l'angolo. Il protagonista non è solo un Fantozzi trasferito in Canada, stressato da una belva di capufficio e da una moglie stronza, e questo film non è solo una farsa...L'impiegato Jean Marc è in realtà uno che ha capito in che razza di buco si è cacciata la sua vita e con lui tutta l'umanità, tutti in corsa verso le tenebre (titolo originale del film: "L'age des tenebres"). Questo omuncolo debole in un mondo di leoni (spelacchiati) che ruggiscono sempre piu' forte è una figura cinematografica splendida, e non mi vergogno di dire che mi ci sono identificato parecchio. Jean Marc è un uomo consapevole, di tutto, dei suoi limiti come delle miserie umane del suo prossimo. Egli vede ciò che gli altri non vedranno mai. Infatti, quando il meccanismo della sua vita va in tilt definitivamente, lui cerca la Salvezza. Questo dunque l'interrogativo finale che Arcand ci pone: come salveremo le nostre vite dal Medio Evo Prossimo Venturo? Quel finale dove le mele che il protagonista sta sbucciando si trasfigurano in un quadro di Cézanne, forse (sottolineo forse) stanno ad indicarci che una via di Salvezza è l'Arte. Burocrazia esasperante...Pattuglie anti-fumatori...Le donne sempre piu' "inaccessibili" (dalle dirigenti spietate alle singles in cerca di soldi-muscoli-automobili di lusso)...mogli gelide in carriera...figlie devastate dalla tecnologìa...crociate contro gli islamici...l'Azienda come Religione...E in questo inferno dei vivi il nostro Jean Marc non trova altra via d'uscita che inventarsi un suo mondo immaginario in cui rifugiarsi, un mondo fantastico dove almeno esiste qualcuno disposto ad ascoltarlo e a capirlo (meglio poi se questo qualcuno è dotato di un bel paio di tette...). Ma anche questo mondo immaginato va in frantumi, sotto la spinta di una realtà sempre piu' dura e devastante...e a quel punto Jean Marc sceglie di ripartire da zero, cercando nuovi orizzonti. E li trova nella semplicità costruita su una salvifica e disintossicante solitudine: anche osservare due anziani coniugi che passegggiano e scambiare con loro un sorriso può servire ad alimentare un nuovo inizio e a conquistare un angolo inedito di serenità. Marc Labrèche è magnifico in questo ruolo stralunato e triste: un attore di cui ignoravo l'esistenza, ma pare che in Canada sia un comico affermato, in tutti i campi, teatro cinema e televisione. Ringrazio idealmente Arcand per aver realizzato un film di cui condivido lo spirito, le idee e le intenzioni.

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