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Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film

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La recensione su 4 mesi 3 settimane 2 giorni

di mc 5
8 stelle

Il mio rapporto con le cinematografie "altre", tipo quella orientale o quella dei paesi dell'est, è piuttosto problematico, e ciò è dovuto in parte, lo ammetto, ad una mia sorta di pigrizia mentale, e in parte alla scarsa disponibiltà di tempo che necessiterebbe per approfondire certi discorsi. Anche se poi ci sono delle eccezioni, tipo la cinematografia danese che negli ultimissimi anni ho trovato molto fruibile ed interessante. Questa premessa per dire con quali pregiudizi mi ero accostato a questa pellicola di produzione rumena. Ero convinto di dover sopportare due ore di noia ed immobile torpore e invece... ho scoperto un film di rara intensità e bellezza. Intendiamoci: il film è pieno di colori grigi, di silenzi, di immagini desolanti, ma tutto questo è la sua forza, la sua dignità, ciò che lo caratterizza proprio nell'esprimere fortemente un momento storico, sociale ed umano della Romania. Già nelle "Vite degli altri" avevamo visto cosa vuol dire vivere la vita normale di ogni giorno sotto un regime dittatoriale, ma là forse il discorso, per quanto efficace, era circoscritto alle esistenze di artisti e uomini di cultura, mentre nel nostro caso si parla di persone davvero comuni: due giovani amiche, studentesse, una delle quali si trova a dover affrontare un problema di quelli che possono anche capitare a questo mondo: una gravidanza indesiderata. Ma questo "evento", nella Romania di Ceausescu, diventa un problema gigantesco, dato che l'aborto era proibito sotto quel regime e punito con pene severissime, anche con decenni di carcere. Ecco allora che diventa urgente cercare un sistema per "risolvere" il problema. Questo è il punto: in quella società (e questo nel film è evidentissimo) tutti sono occupati a "risolvere" clandestinamente i loro problemi, tutti devono NEGOZIARE qualcosa con qualcuno. Tutti alle prese con stratagemmi (grandi e piccoli) per cercare soluzioni (grandi e piccole). Servono saponette? Servono sigarette? Serve una camera d'albergo? E' tutto un contrattare, faticoso, snervante... E ci si trova spesso di fronte a muri invalicabili di burocrazia, diffidenze, sospetti...A questo proposito: pensiamo un attimo al dialogo che la protagonista ha con la prima donna della reception d'albergo; è uno scambio di frasi che ha dell'incredibile, con una impiegata che si esprime, piu' o meno, come una inflessibile funzionaria di partito, attenta solo a riferirsi puntigliosamente a regole e codici. Ecco, questo e' il contesto socio-politico (desolante) della vicenda. Poi c'è lo sfondo, la città, anch'essa deprimente da un punto di vista estetico: la "Casa dello Studente" dove alloggiano le due protagoniste, sembra una specie di grande ospedale con tristissimi lunghi corridoi. Poi si vedono alberghi che sembrano quegli orrendi palazzoni del ventennio fascista di cui restano ampie tracce nelle nostre città italiane. La notte, inoltre, riesce -se possibile- a rendere tutto ciò ancora piu' cupo e deprimente. Insomma, appare evidente che, in un simile contesto, ogni cosa diventa piu' difficile. Figuriamoci quando una giovane studentessa cerca contatti per interrompere una gravidanza. Le due amiche, tramite una comune conoscenza, "agganciano" un tipo che pare faccia al caso loro. Costui, appare da subito persona puntigliosa e rude negli atteggiamenti, fastidioso per come mette le mani avanti su ogni dettaglio e ribadendo troppe volte gli stessi concetti; in realtà si scopre poi che si tratta, piu' che di un "para medico", di un gran bastardo che sfrutta le difficoltà degli altri. Il tema forse piu' importante del film è il rapporto umano fra queste due amiche, peraltro estremamente diverse fra loro: una leggerina, svampitella, sciocchina ed inconsapevole...l'altra molto attiva, pure troppo, a cui tocca anche farsi carico dell'"incidente di percorso" dell'altra ragazza, ma che poi, alla fine, acquisisce la consapevolezza di essere sempre stata sfruttata dall'amica (amica?). Questa, almeno, è l'impressione che ne ho ricavato io. Detto in altri termini: Gabita fa la finta tonta e l'amica Otilia se ne rende conto troppo tardi. Possiamo dunque affermare che Otilia e' vittima due volte: di un regime che ne condiziona pesantemente l'esistenza, e di una persona (Gabita) a cui ha dato tutto e da cui si sente improvvisamente tradita. Le due attrici sono senz'altro molto brave, ma mi preme sottolineare un'altra cosa, che è poi il motivo per cui ho scelto di rivedere il film una seconda volta: l'attore che impersona "il signor Bebe" (cioe' il "paramedico" che pratica l'aborto clandestino) è semplicemente magnifico (e ho usato lo stesso aggettivo utilizzato da Emanuela Martini in sede di recensione su Film Tv). Vlad Ivanov (questo il suo nome) dà vita ad un dialogo a tre che è qualcosa di strepitoso; ecco, io mi esalto un pò quando vedo un attore offrire una prova magistrale come questa. Quel lungo dialogo nella camera d'albergo, permeato di violenza, umiliazione, allusioni, è a mio avviso degno di rientrare fra le scene da Antologia del Grande Cinema.

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