Espandi menu
cerca
L'uomo di Londra

Regia di Béla Tarr vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ethan

ethan

Iscritto dal 21 luglio 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 162
  • Post -
  • Recensioni 1602
  • Playlist 7
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'uomo di Londra

di ethan
8 stelle

Un uomo (Miroslav Krobot), che lavora come addetto agli scambi in una stazione ferroviaria vicina ad un porto, assiste all'omicidio di una persona e arriva a possedere una valigia piena di soldi.

'L'uomo di Londra' è - fino ad ora - il penultimo film di Bela Tarr ed è ispirato all'omonimo romanzo di Georges Simenon, ma il cinema dell'autore ungherese, pur partendo da un testo altrui e utilizzando nel cast un'attrice famosa come Tilda Swinton, non si discosta, per stile, dai suoi lavori precedenti: estenuanti, lenti ed elaboratissimi piani-sequenza, dialoghi lunghissimi in cui non si usa quasi mai il tipico espediente del campo/controcampo, ricerca esasperata del voyeurismo mai fine a se stesso ma al servizio della storia, che tocca vari generi - poliziesco, noir e drammatico - per poi concentrarsi su ciò che più interessa a Tarr, l'uomo e le sue scelte che finiscono per condizionare le vite altrui.

Dal punto di vista visivo il suo cinema attinge da grandi del passato come Kubrick nella composizione delle inquadrature, con numerose scene illuminate da fonti naturali poste all'interno del quadro, come nei primi film in b/n (nonché nello sperimentale 'Barry Lyndon') del regista americano, e a Hitchcock nella messa in scena secondo il punto di vista di qualcuno che fa parte della storia, ma l'ironia che accomuna i due cineasti è assente nei film del regista magiaro, impregnati di un pessimismo e di un fatalismo, che si palesano dalle immagini, quasi al limite della disperazione, sulla condizione dell'essere umano.

'L'uomo di Londra' - che vede le abituali collaborazioni di Agnes Hranitzky (la moglie), che in altri film si era occupata del montaggio, in cabina di regia, di Laszlo Krasznahorkai per la sceneggiatura, di Mihaly Vig per le musiche e di Fred Kelemen, autore della densa fotografia, che sostituisce l'usuale Gabor Medvigy - pur non raggiungendo la compattezza del capolavoro 'Le armonie di Werckmeister' di sette anni prima, è un'opera che ad un primo impatto appare ostica ma che, rivedendola, riesce ad appassionare, e ad assumere una sua consistenza all'interno di una filmografia povera di titoli ma ricca di qualità e creatività.

Voto: 8,5 (v.o.s.).

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati