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Ai confini del Paradiso

Regia di Fatih Akin vedi scheda film

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La recensione su Ai confini del Paradiso

di Kurtisonic
8 stelle

Seconda tappa del suo cinema in viaggio sull’asse Turchia – Germania per il regista turco Fatih Akin, che realizza un film maturo e più strutturato rispetto al primo. Dal precedente La sposa turca, mantiene le tracce fondamentali, ricerca e ritorno alle proprie origini, integrazione e sradicamento all’interno di una società, comprensione delle nuove realtà. Sul confine dell’agognato paradiso, cioè il desiderio di migliorare la propria condizione, si affacciano individui fatti di storie, di carne e di dolore, scomposti per ruoli  all’interno di quadri familiari diversi, le madri appese alle sorti dei figli, padri assenti o perdutamente incapaci di trasmettere segnali formativi, figli idealisti e fragili ai quali affidare le chiavi di riscrittura della realtà sempre più complessa e astiosa nei loro confronti. Il regista abbandona la riproposizione dei personaggi  che hanno determinato la fortuna de La sposa turca, ribelli e insofferenti alle regole, iconografici e antagonisti per vocazione, calati in  vortici esistenziali  tumultuosi conditi da una musica trascinante. Ai confini del paradiso c’è concretezza, i protagonisti sono più percettibili e umani, non esprimono in nessun modo l’eroica vocazione del perdente. In equilibrio fra il cinema di denuncia sociale e il melodramma, il film ci mette davanti a situazioni quotidiane e ignorabili, vuole sottolineare il carico umano e il prezzo che si trascinano dietro, con un’umanità legata da sentimenti e desideri assai simili anche da chi pensa che il posto al paradiso se lo è conquistato di diritto. Da Brema, un giovane professore universitario di origini turche si reca ad Istanbul alla ricerca della figlia della nuova compagna del padre, morta in circostanze tragiche, la ragazza però sta compiendo l’esatto percorso inverso. Approfittando di una sceneggiatura solida e da una messa in scena lucidamente delimitata al suo interno, Fatih Akin incastra nella vicenda sei personaggi le cui vicissitudini si collegano fra di loro, realizzando un quadro rappresentativo variabile ed eterogeneo. Nonostante emerga una casualità un po’ forzata nel giocare con incroci e combinazioni che mettono in contatto i protagonisti fino a sfiorarsi e a sfuggirsi, la storia mantiene una sua verosimiglianza senza determinare punti di rottura veri e propri. Ne rimane un senso di eccezionale normalità, che porta più alla condivisione e alla riflessione su come ognuno vede e percepisce un soggetto che sente non così diverso da sé e per questo se ne affligge. 

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