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Paranoid Park

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su Paranoid Park

di uccio
8 stelle

Film glaciale questo di Gus Van Sant, davanti all'obiettivo del regista, come già successo inElephant, ancora una volta adolescenti e disagio. In questo caso un adolescente, Alex(Gabe Nevins).

Seppur scandito da una tragedia, l'incedere diParanoid Park si differenzia parecchio da quello di Elephant nonostante alcuni elementi fondamentali siano comuni ad entrambi i film del regista. La violenza gratuita e ingiustificata perpetrata dai ragazzi protagonisti di Elephant ai danni dei loro compagni di scuola è assente in questo film di Van Sant, qui un disagio di fondo collide solo accidentalmente con la tragedia. Ad essere nuovamente sotto esame sono l'assenza di emozioni, di felicità e la gestione di questa assenza riflessa nei rapporti umani e nelle situazioni, le più difficili, che la vita può presentarti. Proprio da uno scossone a volte possono nascere crescite e cambiamenti, riflessioni e aperture.

Alex è un adolescente di Portland con una coppia di genitori in crisi che stanno per separarsi, un fratello più piccolo, una ragazza davvero carina e la passione per lo skate che condivide con l'amico Jared (Jake Miller). Un giorno i due ragazzi si organizzano per andare a Paranoid Park, luogo di ritrovo di skaters ed emarginati di varia natura. Un posto dove si può assaporare aria di libertà ma anche un luogo fuori dagli schemi, quelli sicuri della quotidianità. Proprio da qui, a causa di qualcosa che da qui prende il via, si innescherà per Alex una fase di cambiamento, di lotta interiore che potrebbe infine scacciare anche l'apatia e far trovare al protagonista una sorta di rinascita che ai ragazzi di Elephant era stata negata.

La messa in scena di Van Sant è molto fredda, supportata dalla scelta dei colori e delle immagini, spesso dalla musica e dai rumori di sottofondo in particolar modo nelle scene ambientate sulle rampe di Paranoid Park. Eppure qualche sprazzo di vitalità c'è, anche in quei corridoi della scuola dai quali ormai ci aspettiamo il peggio proprio grazie alle sequenze dell'altro film del regista, quello dove la speranza era totalmente bandita. Le scelte di stile sono funzionali alla storia e ai contenuti, un distacco emotivo coinvolge anche lo spettatore che fà difficoltà a entrare in contatto con il protagonista. Forse in questo caso è anche giusto così. Ancora una volta non c'è da stare allegri, ma se volete vedere il bicchiere mezzo pieno questa volta Van Sant vi dà la possibilità di farlo.

E' una scelta personale, etica se vogliamo, su cosa è giusto e cosa no, sul valore di una vita spezzata, sul valore di una possibilità di redenzione, sul futuro negato e su quello nuovo, appena ottenuto. Sono i primi piani stretti a comunicare i dilemmi, la tensione interiore di Alex, i sentimenti poco esposti sui quali però non si può far a meno di riflettere.

Dal mio blog: http://lafirmacangiante.blogspot.it/

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