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Grindhouse. A prova di morte

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Grindhouse. A prova di morte

di ethan
8 stelle

Jungle Julia (Sydney Tamiia Poitiers, figlia del famoso Sydney), Shanna Banana (Jordan Ladd) e Arlene (Vanessa Ferlito) sono tre ragazze belle e molto disinibite, che trascorrono serate e nottate in giro per i locali di Austin, in Texas: al Texas Chili Parlor vengono raggiunte dalla comune amica Lanna Frank (Monica Staggs) ma, contemporaneamente, seguite da Stuntman Mike, che nel locale prima aggancia Pam (Rose McGowan) e dopo anche il quartetto di amiche. L'uomo, che all'inizio dà soltanto l'impressione di tentare degli approcci, si rivelerà un folle assassino seriale, che uccide le sue vittime con l'uso della sua vettura, attrezzata e carrozzata in modo tale da essere utilizzata nei set cinematografici.

Dopo la violenta e tragica conclusione della prima parte del film, si assiste ad un'ellissi temporale di più di un anno, con un altro gruppetto formato anch'esso da quattro ragazze, che gravitano attorno al mondo del cinema: Abernathy (Rosario Dawson), una parrucchiera-truccatrice, Lee (Mary Elizabeth Winstead), un'attrice, Kim (Tracy Thoms) una stuntwoman, e Zoe (Bell, che interpreta se stessa), una stuntwoman anch'essa ma neozelandese. I destini delle giovani incroceranno quelli di Stuntman Mike, ma con esiti diametralmente opposti...

'Grindhouse. A prova di morte', che compone un dittico con 'Grindhouse - Planet Terror', rappresenta il più esplicito e chiaro omaggio di Quentin Tarantino al mondo dei b-movies, che il regista ha sempre dichiarato di amare tanto e di fornirgli una fonte di ispirazione continua per il suo cinema.

Il film è nettamente diviso in due parti: la prima, composta da dialoghi a profusione, sembra una puntata di 'Happy Days' in versione sboccata e priva di quella patina zuccheroso-nostalgica che aveva il telefilm degli anni '70 ed '80, con ragazzi e ragazze che si incontrano e flirtano tra di loro nei tipici local(acc)i americani, consumando forti quantitativi di alcolici e anche facendo uso di droghe, dove ad un'iniziale tenore da commedia, si innesta la componente gialla dell'inquietante presenza di Stuntman Mike, per poi culminare nel dramma a forti tinte orrorifiche; si assiste poi ad un intermezzo, intinto nello humour nero, i cui protagonisti sono la 'strana coppia' formata dallo sceriffo (Michael Parks) e dal figlio (James Parks), suo aiutante, che fa da trait d'union con la seconda parte in cui - dopo un'introduzione dei nuovi personaggi femminili, con le consuete lunghe chiacchierate tarantiniane sul nulla - tutto si ribalta completamente, con virata decisa verso l'action puro e un'accelerazione improvvisa del ritmo, che diventa ben presto inarrestabile, con una 'sfida' sulle quattro ruote tra gli sconfinati territori texani, con riprese virtuosistiche ed acrobatiche, ribaltamenti delle situazioni con inseguitori che diventano inseguiti, fino alla tremenda vendetta (uno dei temi per eccellenza di Tarantino) finale, che capovolge lo sguardo del filmmaker al limite della misoginia della parte iniziale. La lunghissima sequenza a tutta velocità, per resa filmica e montaggio, fa impallidire e si mangia in un sol boccone tutti i vari 'Fast and Furious' già usciti nonché quelli ancora da venire!

'Death Proof' è un film ipercitazionista, ipercinetico ed iperbolico, senza dubbio tra i meno amati anche tra gli stessi fan di Tarantino, ma certamente da ri-vedere, con un gigantesco ed iconico Kurt Russell, a cui spettano battute del tipo: "Il bosco è magnifico, profondo all'imbrunire e io ho promesse da mantenere e miglia da percorrere prima di dormire. Mi hai sentito Butterfly? Miglia da percorrere prima di dormire!" oppure "Ma lo sai che sei così dolce che fai sembrare lo zucchero sale?" ed uno stuolo di splendide attrici, alle quali il cineasta di Knoxville dedica molti 'omaggi' con inquadrature ad hoc.

Voto: 7/8.

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