Regia di David Fincher vedi scheda film
Ricostruzione abbastanza dettagliata del caso Zodiac, dai primi delitti a tutta l'indagine, con annessi retroscena giornalistici. Come quasi tutte le opere che si propongono di raccontare una vicenda storica su cui non è mai stato messo un punto definitivo, anche questa sconta il fatto di non avere una strada chiara da percorrere e la struttura narrativa ne risente: ci sono vari tronconi (i delitti, i primi sospettati, la polizia che si arena, i colpi di scena ad anni di distanza, le vicende personali dei protagonisti), tenuti insieme dal personaggio di Jake Gyllenhall (con un Mark Ruffalo che di quando in quando fa capolino), che fra salti spaziali e temporali non sempre riescono a collimare (esempio eclatante: per buona parte del tempo il principale sospettato è Arthur Leigh Allen e l'attenzione è concentrata sull'indagine che lo riguarda, però poi c'è tutta una fase centrale in cui l'interesse vira su Rick Marshall, parentesi che finirà nel nulla e sembra un po' incollata a forza). Ma a dispetto di ciò è encomiabile come Fincher abbia riproposto lo spirito del cinema d'inchiesta anni '70, confezionando un film che, nonostante la durata e la complessità della vicenda che tratta, non annoia mai ed anzi rende intrigante il brancolare nel buio dei protagonisti nel tentativo di sciogliere la matassa, con un paio di picchi tensivi particolarmente riusciti. Alla fine il principale sottotesto che traspare è che la responsabile della mancata cattura del serial killer sia stata l'assenza di comunicazione fra gli stati coinvolti.
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