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Paura e desiderio

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paura e desiderio

di axe
7 stelle

Quattro militari di un esercito imprecisato, un ufficiale, Corby, un sergente, Mac, due soldati semplici, Sidney e Fletcher, a causa di un'avaria del loro velivolo, si trovano bloccati dietro le linee nemiche. Architettano dei piani per oltrepassare il fronte, sfruttando le risorse del territorio ostile. Una serie di eventi determina le sorti dei singoli. Un film di guerra e sulla guerra di Stanley Kubrick, regista che non posso dire di conoscere a fondo. Ho letto che l'opera era stata in seguito sminuita dallo stesso Kubrick; ciò mi ha incuriosito e spinto alla visione. La trama è molto semplice. Il regista segue i quattro soldati, ognuno con un proprio carattere, nel loro percorso alla ricerca della salvezza. La scelta di collocare la vicenda fuori dallo spazio, e, in parte, anche fuori dal tempo - i militari di entrambe gli schieramenti vestono divise di fantasia, ispirate a quelle degli eserciti della prima metà del '900 - sembra dovuta alla volontà di raccontare e trasmettere sensazioni che possano essere condivise dal soldato in quanto uomo; un uomo il quale, al netto di ogni influenza ideologica, si trova, sotto la fortissima pressione psicologica legata ad un contesto di estremo pericolo, a dover prendere delle decisioni in grado di orientare il proprio futuro. Un soldato può arrendersi; può fuggire; può combattere; può scegliere di sacrificarsi; può anche cedere alla follìa, come accade a Sidney, il quale, terrorizzato dall'idea di essere abbandonato dai compagni, nei quali non ha fiducia, cade nel delirio parlando ad una ragazza presa prigioniera e legata ad un albero. Mac sceglie invece il sacrificio in favore dei compagni; agisce in modo da permettere a Corby e Fletcher di uccidere degli ufficiali nemici, per poi fuggire con il loro aereo. I due - l'ufficiale, in perenne difficoltà circa le decisioni da prendere, ed il soldato semplice - tornano a casa con la pelle integra. Per vie traverse, anche gli altri due tornano. Sidney segnato per sempre nella mente; Mac gravemente ferito, forse morto. Tutto ciò, a costo di molte altre vite umane, soppresse senza tradire particolare emozione; danni collaterali di una pazzìa collettiva. Gli stessi ufficiali nemici sembrano affrontare il loro destino senza opporsi ad esso, quasi la fine fosse inevitabile. Tutto ciò trasmette un disperato senso di precarietà ed assurdità, amplificato dall'indeterminazione del contesto; per questo, ravviso affinità tra tali sensazioni e le suggestioni proposte dalla narrativa di Dino Buzzati, almeno in rapporto ai libri che ho letto di questo scrittore, "Il Deserto Dei Tartari" e "Il Grande Ritratto". Tra le sequenze memorabili, quella che mostra il monologo del soldato Sidney, rivolto alla giovane prigioniera con la quale immagina l'instaurarsi di un legame, interpretandone ogni minimo movimento del volto come un segnale di apertura nei suoi confronti; un atteggiamento che, in realtà, non avrebbe ragion d'essere. Discrete le interpretazioni; migliore sulla scena, a mio parere, la da poco scomparsa Virginia Leith, nel ruolo della ragazza catturata, vittima della violenza insensata. Buon film; introduce temi che saranno sviluppati più avanti dal grande regista, ed è piacevole da vedere, grazie ad un ritmo sostenuto ed una certa tensione.

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