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Le vite degli altri

Regia di Florian Henckel von Donnersmarck vedi scheda film

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La recensione su Le vite degli altri

di emil
7 stelle

Berlino Est, 1984. La Repubblica democratica tedesca (DDR) spadroneggia in lungo ed in largo imponendo la propria ideologia al popolo, controllando ogni attività dei cittadini grazie alla famigerata Stasi, la polizia di spionaggio del governo. Il capitano Gerd Wiesler ( Ulrich Muhe) è incaricato di sorvegliare un intellettuale dell’ ex regime comunista (Sebastian Koch) la cui unica colpa è quella di avere come compagna l’avvenente attrice Christa Maria (Martina Gedeck), della quale si invaghisce il depravato e corrotto ministro della cultura Hempf, il quale cerca a tutti i costi un pretesto per incriminare l’uomo facendolo passare per sovversivo. 

Primi quaranta minuti pesantissimi, al limite del sopportabile, fatta eccezione per un incipit da brivido, poi il film decolla in un crescendo di emozioni, non tanto per l’incerto destino della giovane coppia di artisti quanto per l’evoluzione morale del capitano della Stasi che li sorveglia, interpretato magistralmente dal compianto Ulrich Muhe. Dietro lo sguardo vitreo del capitano , che sembra non lasciar trapelare alcun turbamento emotivo, si nasconde un dolore lancinante messo in moto da una coscienza che all’improvviso si risveglia e silenziosamente si ribella ad una condizione umana aberrante. E allora non esiste uniforme che tenga , neanche le minacce di un superiore spregevole e meschino possono scalfire la consapevolezza ed il coraggio delle proprie scelte. Il regista non fornisce alcuna spiegazione per l’orrore e gli abusi perpetrati dal governo (per quello ci sono i libri di storia) , tantomeno dà giustificazioni per il voltafaccia del protagonista, che , da condannato all’oblio, finisce per sopravvivere e risorgere dalle ceneri di un intero sistema. E’ il giusto premio per chi ha il coraggio di osare in una società paralizzata dalla paura, e questa in fondo è la lezione più bella che il film può dare. 

 

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