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The Cure

Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su The Cure

di AndreaVenuti
10 stelle

Cure è un film giapponese del 1997 ideato, scritto e diretto da Kiyoshi Kurosawa.

 

Sinossi: A Tokyo si verifiano enigmatici omicidi con vittime che presentano un netto taglio alla carotide a forma di X, tuttavia la cosa realmente inquietante è che gli aggressori sono sempre diversi, persone normalissime che uccidono improvvisamente e senza motivo, forse sono state ipnotizzate almeno questa è l'ipotesi del detectve Takabe e del suo amico psicologo Sakuma; dopo una serie di indagini i due scoprono che tutti gli aggressori prima di commettere l'orrendo omicidio hanno conosciuto e parlato con l'mpenetrabile Mamiya, esperto studioso del mesmerismo (pratica ipnotica alquanto occulta).

Locandina distribuzione Spagna

The Cure (1997): Locandina distribuzione Spagna

Cure è un film dall'importanza capitale non soltanto per essere ritenuto il film apripista al cosiddetto J-Horror, esploso definitivamente l'anno successivo con Ringu di Hideo Nakata, ma soprattutto per essere il primo film personale e libero da ogni imposizione produttiva del regista Kiyoshi Kurosawa che può dunque formulare il proprio stile poetico e contenutistico, unico e assalutamente originale, contribuendo inoltre a rendere famoso in occidente il cinema giapponese (sono gli anni d'oro del moderno cinema nipponico grazie ai vari Kitano, Miike, Tsukamoto, Sion Sono e appunto Kiyoshi Kurosawa).

 

Per onor di cronaca prima di questo Cure, Kiyoshi Kurosawa era già ben inserito all'interno dello star system locale sia per aver diretto alcuni pinku-eiga sperimentali (The Excitement of the DO-RE-MI-FA-GIRL), richiamando in parte il cinema di Koji Wakamastu e soprattutto per la lunga saga (6 film) di Suit Yourself or Shot yourself, Yakuza-eiga a tinte comiche; pellicole molto amate dal pubblico locale, tuttavia è solamente con Cure che il regista riesce a dare avvio alla sua particolarissima poetica, impossibile da catalogare nonostante sfrutti diversi generi come l'horror ed il thriller.

Kiyoshi Kurosawa

Yocho (Foreboding) (2017): Kiyoshi Kurosawa

Kiyoshi Kurosawa in riferimento a questo film ha evidenziato di essere rimasto influenzato da alcuni cult americani degli anni Novanta, in particolare modo da Seven di David Fincher ed Il silenzio degli innocenti di Jonatham Demme, tuttavia come spesso farà nell'opere a seguire l'autore nipponico destruttura in toto i classici archetipi del thriller per focalizzarsi su quesiti interessanti dove non darà mai rispote univoche e definitive.

Cure è quindi un thriller metafisico corredato da teorie psicoanalitiche e quesiti esistenzali e relativisti, senza però omettere un particolare sguardo verso il Giappone contemporaneo.

 

Nel film è assolutamente affascinante Mamiya, l'ipnotista enigmatico; attraverso il suo personaggio il regista riesce a veicolare diversi messaggi nonostante i pochisimi dialoghi del soggetto. 

Inizialmente Mamiya appare completamente spaesato, privo di memorie, chiede insistentemente ad un altro giovane, incontrato sulla spiaggia, il luogo in cui si trova, l'orario ed il giorno. 

Mamiya ad una prima analisi risulta essere una metafora della solitudine di molti giovani giapponesi, in balia di una società iper-attiva che sacrifica i rapporti iterpersonali; lo stesso ragazzo rivolgendosi al detective Takabe sottoliena che nessuno, tranne il poliziotto, riesce davvero a comprenderlo.

Da un punto di vista strettamente narrativo Mamiya inoltre è il deus ex machina con l'obiettivo di "curare" tutti coloro che sono rimasti in qualche modo imbrigliati nelle convezioni e nelle rigide regole della società giapponese, ad esempio il detective Takabe rivolgendosi a Mamiya affrema che lui vorebe essere sereno ma la società non glielo permette. 

Mamiya attraverso l'ipnosi risveglia le pulsioni primitive dell'uomo, il quale una volta libero dalla gabbia sociale (elemento iconografico molto presente nel film)  in cui è rinchiuso, scatena in realtà i suoi peggiori istinti.

Dunque la violenza insita nell'uomo è una tematica molto importante che ritroveremo più volte nella sua filmografia; una violenza a tratti inspiegabile come sottolineato dal personaggio di Sakuma: «Alla gente piace pensare che un crimine venga commesso per un motivo, ma spesso non è così, [...] non si può capire un crimine, a volte non lo capisce neanche il criminale». Inspiegabile comunque non è solamente la violenza e brutalità dell'uomo, ma la sua stessa natura e soprattutto la realtà che lo circonda; il detective Takabe cercherà in ogni modo di dare un senso a tutto (compresa la pazzia di sua moglia) ma ogni tentativo risulterà vano e porterà all'ambiguo e aperto finale.

 

In Cure inoltre emerge una messa in scena del tutto innovativa, con il regista che pur lavorado di sottrazione riesce a trasmettere un'inquietudine ed un malessere costante; sono molte le sequenze che meriterebbero un'analisi accurata e nello specifico vi riporto due scene fondamentali e molto diverse tra loro.

 

1) Partiamo con il primo omicido, la macchina da presa è quasi interemente fissa e ci propone un campo totale con i soggetti relegati nello sfondo dell'immagine quasi a testimoniare la volontà dell'autore della sua imparzialità, anzi lui stesso è semplicemente un osservatore. La sequenza è arricchita dalla presenza di una colonna sonora e risulta una particolarità poichè in seguito verrà quasi sempre sostituita da rumori naturali, detto questo Kurosawa opta per una melodia allegra che richiama quasi il cinema comico muto ed il tutto è assolutamente straninate visto che stiamo assistendo ad un omicidio, ripreso tra l'altro con uno stile iper-realistico.

 

2) Attraverso un ellissi improvvisa, dalla moderna Tokyo veniamo catapultati su di una spiaggia, che si trova in una cittadina poco distante dalla metropoli. La notte sta per arrivare e atraverso un campo lungo con la macchina da presa fissa vediamo l'interazione tra due uomini, uno dei quali è lo smarrito Mamiya (prima apparizione), ad un certo punto entrambi iniziano a camminare e la cinepresa li segue con una lenta carrellata orizzontale da destra verso sinistra con i personaggi che entrano ed escono dall'inquadratura. Nella sequenza è determinante la colonna sonora costituita dal rumore del mare, scena quasi onirica e metafisica in cui permane già un forte senso di incertezza.

 

In Cure risultano anche determinati le scenografie che in qualche modo trasmettono l'alienazione urbana dei protagonisti; Kurosawa (aspetto che ritroveremo spesso nel suo cinema) opta molte volte per ambienti desolati e fatiscenti, angusti vicoli o appartamenti spogli ed isolati.

In correlazione con questi ambienti, alcuni personaggi compiono un gesto molto particolare: lanciarsi letteralmente nel vuoto, buttandosi dalla finestra di casa propria oppure dal tetto di un edificio, ed il tutto serve per enfatizzare questa loro alienazione, personaggi come sottolineato da Giacomo Calorio [G. Calorio, Mondi che cadono. Il Cinema di Kurosawa Kiyoshi, Museo Nazionale del cinema-Il Castoro, Torino, 2007 p.70] «senza legami con gli altri, senza genitori, senza amici, senza amori e beninteso senza rapporti sessuali, [..], personaggi in solitudine, opachi e reticenti che si trascinano stancamente verso la propria fine, segnati da un'identità vaga e sfuggente».

 

Cure è un capolavoro da guardare e riguardare.

 

 

 

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