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The Cure

Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su The Cure

di GIMON 82
8 stelle

Uno spazio quadrato,freddo e asettico.
E' l'idea d'un perimetro metafisico che avvolge un film come "The Cure".
Il talento di Kurosawa è percepibile nello spazio angusto dell'anima,in un metropolitano anticonvenzionale,piu' periferico che tecnologico.
Omicidi efferrati,dal taglio "liturgico" ed esoterico,riempiono l'inquadratura.
Una camera fissa,che scruta e indaga,mantenendo pero' le distanze,"allontanandoci" dalla storia,rendendocela vicenda d'un altro "spazio".
E' un immersione da thriller anticonformista,dove l'adrenalina scompare,cedendo il passo ad una sottrazione recitativa e ambientale.
Il silenzio e i dialoghi a volte scarni si miscelano,entrano in commissariati asettici,rarefatti di vita,dove l'assassinio è "trasmesso" da una fiamma o un liquido galleggiante.
L'omicidio reso da Kurosawa vive nei recessi della mente,viene a galla attraverso un processo "caustico" che annulla le personalita'.
Una catena di delitti endemica,dove un misterioso giovane regge i giochi.Ipnosi,metafisico e spiritualita' sono le connessioni agli antipodi della societa'.
Una societa' che banalizza gli uomini,li rende spettri e automici,prigionieri di ruoli conformati.
Il detective Takabe a dispetto dell'integrita' professionale è l'unico a mantenere un contatto col misterioso Mamiya.
Egli è l'uomo che soffre,si tormenta,l'ambiente familiare è per lui una prigione nefasta,simboleggiata dalla psicosi della moglie.
La visione della consorte impiccata è uno dei momenti piu' ad effetto del film,un immagine cruda e disturbante,appartenente ai demoni dell'anima.
Nonostante cio' Takabe rimane fermo nella sua implosione,nella rigidita' che lo contraddistingue,vorrebbe urlare,sprigionare rabbia.......
Ma è un urlo sordo,chiuso e "silenzioso",è l'espressione tipica d'una pellicola nuda e cruda,dove l'emozionalita' è chiusa,sacrificata allo spazio silente e metaforico d'un mondo oscuro.
L'oscurita' è retta da Mamiya,una sorta di "missionario" sceso sulla terra a far pulizia d'anime.Il giovane semicatatonico è la metafora d'una ribellione conclamata contro la societa'.
Riesce a stabilire un contatto con Takabe,mantenendone tuttavia le distanze.
Aspetto sottolineato egregiamente da Kurosawa,in stanze da interrogatorio spoglie e scolorite,dove le figure parlano e si muovono sospesi in un limbo oscillante tra rabbia,indifferenza e psicosi.
Una aspetto "psico/metafisico" simboleggiato dalla catarsi finale,dove tutto muore,si cancella,sparisce,lasciando lo spazio al detective Takabe.L'uomo è l'unico a rimanere "vivo",forse perchè uomo vero,sopravvissuto "nel mezzo",tra verita',psicosi e follia.Il climax violento innestato da Mamiya è destinato a continuare........

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