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Diario di uno scandalo

Regia di Richard Eyre vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Diario di uno scandalo

di Baliverna
8 stelle

Due donne diventano amiche troppo velocemente. E gli impulsi non controllati si trasformano presto in un tornado che inghiotte le vite di chi vi si lascia andare.

*** ATTENZIONE, ANTICIPAZIONI! *** E’ un buon film, che procede bene su due rotaie parallele, dello psicologico e del sociale, che felicemente si uniscono in un binario. In altre parole, lo studio su due personaggi femminili e l’ambiguo rapporto che li lega si coniuga bene sullo spaccato sociale della scuola e della società inglese in cui la storia si svolge.
L’occhio attento riconosce in quell'amicizia qualche piccola stortura fin quasi da subito, quando ad esempio l'arcigna insegnante pizzica sul fatto la giovane collega. In quel momento la biasima solamente per la cosa in sé, e perché il ragazzo è giovanissimo. Non pensa neppure alla sua famiglia, che inevitabilmente il suo atto va a colpire. Insomma è gelosa. Ma la vecchia ha davvero l’aria di una donna saggia che può dare le dritte alla focosa amica giovane, e non si vede da dove traggono origine i suoi tentativi di far smettere l’amica di incontrarsi col ragazzo. Secondo me non avviene una metamorfosi del suo personaggio, ma semplicemente lo spettatore la conosce a poco a poco. Sotto la maschera di donna assennata, sapiente e autorevole, si cela una povera vecchia che soffre si una tremenda solitudine, che cerca come una persona da possedere come un oggetto, e su cui vendicarsi se non ci sta.
Dal altro canto, il personaggio di Kate Blanchett (che si conferma attrice di spessore) ha il suo punto debole in una mancanza di dialogo col marito, perché la coppia è tutta proiettata sui figli nella dimenticanza di se stessa. Evidentemente la lontananza tra i coniugi si ripercuote anche a livello sessuale. Non credo ci sia altro, perché il marito pare una brava persona. Ma quando c’è un vuoto, presto si presenta chi vuole colmarlo, o chi vuole approfittarne per inserirsi. Quindi una fortissima tentazione investe la povera donna, che nel momento chiave (l’incontro sotto il ponte), quando potrebbe ancora tirarsi indietro, dà il suo vero consenso alla passione infuocata. Dopo quel momento è quasi impossibile per lei liberarsi dalle catene, sia per la forza dell’attrazione che per l’insistenza e invadenza del giovane. La donna è entrata nel gorgo, e non può uscirne senza andare fino in fondo all’abisso.
Devo dire che il film mi è proprio piaciuto, per la buona regia e sceneggiatura, e per la resa degli interpreti, dalle protagoniste agli attori secondari (il marito, il preside, il ragazzo e suo padre,....). Tutti sono rappresentati con credibilità rispetto al loro personaggio. E sembra che ognuno creda a quello che sta facendo. La trama mi è risultata da subito coinvolgente, e gli avvenimenti mi sono sembrati rappresentati bene e in modo realistico. Alcune scene, secondo me, sono ispirate dai film di Woody Allen, come la scenata in mezzo alla strada, quando il veterinario sopprime il gatto, che secondo me è la scena migliore del film. Notevoli anche le puntate del ragazzo a casa di lei, come quando si introduce nel giardino e le telefona.
La presenza di scene di violenza domestica pare essere una quasi costante nel cinema inglese (si pensi soprattutto a Ken Loach), e mi viene da chiedere se non lo siano anche nella realtà.
Sullo sfondo vediamo una società inglese poco interessata al bene e al male, ma molto agli scandali. I giornalisti, in particolare, sono un branco di belve fameliche che aspettano il lauto pasto del fattaccio. Inoltre, vediamo una scuola disordinata, poco istruttiva, con studenti ribelli e insegnanti spaesati che si fanno mettere i piedi in testa da loro.
Insomma, è un film del tutto riuscito, che conferma la vitalità del cinema inglese, come pure altri esempi ce lo mostrano quella della televisione. Non possiamo dire che in Italia ce la passiamo allo stesso modo.
 
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