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Diario di uno scandalo

Regia di Richard Eyre vedi scheda film

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La recensione su Diario di uno scandalo

di FilmTv Rivista
8 stelle

Adesso è più facile istituirsi un amore, che viverlo veramente. È quello che fa Barbara con Sheba: che vuole per sé, con sé, e che infine riesce a ?possedere?, anche se soltanto per brevissimo tempo. L?orrore che Diario di uno scandalo inscena è di un sentimento costruito metodicamente nero su bianco, sulle pagine di appunti che hanno la forma di un rotocalco tendenzioso e lo spirito di un immaginario mostruosamente autarchico. Il bubbone scoppia, la notizia della relazione tra la maestrina e l?allievo scende in piazza, e Barbara raggiunge il suo scopo: che non è quello di rivelare pubblicamente lo scandalo, ma di accaparrarsi seppur per un solo momento Sheba. Che prende il posto della gatta morta Portia, della precedente (un?altra insegnante) e di un?altra futura ?vittima? (la donnina ingenua sulla panchina del parco nel finale). Barbara conosce soltanto questo tipo di passione, mentale, egoistica, bastante a sé, barattabile. Quasi fosse un retaggio colonialistico (difatti Barbara è anche lo ?stendardo? di un paese abituato a un bon ton cannibalico). È il successo della donna carnefice, nonostante licenziamento, condanna pubblica e abbandono, a lasciare di stucco; in casa, Barbara ha Sheba, in fuga dal clamore della folla e dalla famiglia, intimorita dalle chiacchiere, però sua, perlomeno fino al domani. Barbara è una bambina cattiva per la quale il possesso materico ? preferibilmente tra le quattro pareti della propria ?cameretta? - è la sola ragione d?esistenza, segno terminale di (dover) essere vivi, e in un mondo che non capisce, per giunta. Ma come si può capire, se è tutto nella sua testa? Molto più spaventoso nella pratica generale di quanto si possa pensare, Diario di uno scandalo è una partitura musicale (e non a caso c?è Philip Glass) sulla tragedia dei sentimenti contemporanei e sulla loro strumentazione. È un horror pieno di suspense (occhio al montaggio alternato del pre-finale, magnifico), da confrontare con un altro dramma spaventoso di Eyre, L?ambizione di James Penfield. Ed è la sorpresa della stagione, da cui forse nessuno s?aspettava niente: un gran film. Cate Blanchett non è mai stata così splendida.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 9 del 2007

Autore: Pier Maria Bocchi

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